E’ il cavallo di battaglia di Donald Trump, il candidato per la nomination repubblicana che non arretra di un centimetro nei suoi controversi attacchi sull’immigrazione, agitando cosi’ da settimane le acque nella corsa per la Casa Bianca. Questa volta il miliardario se la prende con Mark Zuckerberg, il cofondatore di Facebook che ha chiesto a gran voce una riforma dell’immigrazione, essenziale – ritiene – per il settore hi-tech di cui e’ portabandiera. ‘Posti americani per lavoratori americani’: e’ questo in sintesi l’ultimo mantra, in ordine di tempo, che Trump lancia nell’arena politica.
Un altro tassello nella sua articolata missione per fermare il flusso di immigrati costruendo quel ‘muro’, non necessariamente solo simbolico, diventato marchio di fabbrica della campagna a sorpresa di Trump, i cui consensi peraltro continuano a crescere.
Cosi’ il ricco imprenditore preme sull’acceleratore del populismo e prende di mira Zuckerberg, lo menziona per nome, condannando la sua campagna volta ad agevolare l’assunzione di dipendenti stranieri concedendo piu’ visti. La risposta dell’aspirante presidente e’ di segno diametralmente opposto: vuole imporre alle aziende che hanno dipendenti con visto di lavoro H-1B di pagare molto di piu’, cosi’ da essere scoraggiate ad assumere stranieri e scegliere americani. A monte poi la ‘regola’ proposta da Trump per cui i posti di lavoro nel settore tecnologico debbano essere offerti ad americani prima che a titolari di visto.
E non e’ l’unica soluzione proposta da Trump, che in tema di immigrazione ha messo a punto un vero e proprio manifesto e ci punta, con successo evidentemente. Tanto che nei giorni scorsi ha alzato il tiro al punto da ‘sfiorare’ la inviolabile Costituzione degli Stati Uniti. In particolare la sfida sarebbe al 14/mo emendamento, ratificato nel luglio 1868, che garantisce la cittadinanza americana a "tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti". Pensato per garantire la cittadinanza agli schiavi all’epoca di recente liberati, l’emendamento ha nei secoli conferito un tratto distintivo alla societa’ americana, insieme ad una ‘visione’.
Ma Trump non ha certo paura di apparire ‘blasfemo’, di far discutere, convinto com’e’ che e’ lui a dire quello che la gente davvero pensa. Del resto i sondaggi sembrano dargli ragione, visto che viaggia a gonfie vele confermandosi ben saldo in testa alla compagine repubblicana. Il piu’ recente rilevamento Cnn/Orc gli attribuisce il 24% dei consensi tra gli elettori registrati repubblicani, mentre Jeb Bush segue a ben 11 punti di distanza con il 13%.
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