Il vento della paura, legata al terrorismo, soffia lungo tutta l’Africa. Ed e’ una paura giustificata dagli eventi (gli attacchi portati dai miliziani islamici alla Guardia nazionale tunisina) e dalle fonti (l’intelligence americana, che reputa molto probabile in Uganda un’imminente azione spettacolare e sanguinosa come l’assalto al mall di Nairobi). L’ambasciata Usa a Kampala ha lanciato un allarme, ma, per come e’ stato articolato, e’ qualcosa di piu’ rispetto a quelli che, con frequenza, vengono fatti in quei Paesi dove possono determinarsi condizioni di pericolo per gli occidentali o, come nel caso di Nairobi, dei non musulmani. L’allarme parla della concreta possibilita’ di un "attacco in stile Westgate", e questo sembra dirla lunga su cosa sanno i servizi americani e sul grado di attendibilita’ delle informazioni in loro possesso.
Se per l’Uganda si e’ ancora nella ”fase timore”, in Tunisia il confine e’ stato gia’ superato ed il Paese sta vivendo nella paura. Perche’, dopo gli eventi di ieri, l’uccisione di due uomini della Guardia nazionale, e’ giunta la scorsa notte la risposta dello Stato, con l’abbattimento di due miliziani e la cattura di un altro. Ma sono giunte anche le parole del ministro dell’Interno, il ‘falco’ Lotfi Ben Jeddou, un ex magistrato anti-terrorismo, che ha dato come imminenti attacchi non solo contro singoli esponenti politici, ma in luoghi pubblici e con l’uso di esplosivo. Un’ipotesi suffragata da un fatto concreto. La casa che ha visto morire i due elementi della Guardia nazionale, a Gbollat, era stata trasformata in un laboratorio per il confezionamento di ordigni imbottiti di nitrato d’ammonio. Forse Jeddou poteva usare maggiore cautela, ma se ha deciso di lanciare un allarme, che e’ insieme un appello alla prudenza, appare evidente che le notizie in suo possesso sono ritenute ben attendibili.
Se domani per la Tunisia sara’ la giornata del dolore, dopo la proclamazione del lutto nazionale, oggi e’ stata quella della rabbia, scatenata dai colleghi delle vittime contro i presidenti della repubblica e dell’Assemblea costituente e contro il primo ministro che, nella caserma di Alaouina, si erano recati per rendere omaggio alle salme. Sono stati accolti da fischi, grida, insulti. Tanto che Marzouki, Jafaar e Laarayedh sono stati costretti ad un imbarazzante dietro-front. ”Andate via”, ”non vi vogliamo”, ”cosa siete venuti a fare, a mostrarvi in tv?” hanno gridato molti agenti senza temere di mostrare il loro volto. Per questo, ha gia’ annunciato il loro comandante generale, Mounir Kaskousi, saranno puniti per avere insultato le massime cariche dello Stato. Una beffa per chi proprio questi uomini politici accusa di averli mandati allo sbaraglio contro un nemico – il salafismo armato, divenuto terrorismo islamico – per tanto, troppo tempo tollerato.
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