Il Nord del Mali sta diventando un ‘porto sicuro’ per terroristi islamici e per il crimine organizzato, ed e’ la base da dove al Qaida nel Maghreb Islamico espande i suoi tentacoli, in particolare verso la Nigeria: una operazione militare da parte della comunita’ internazionale sembra inevitabile, ma deve essere ben preparata, ‘deve avere successo, non puo’ essere lanciata in maniera affrettata’.
L’analisi e’ del generale Carter Ham, responsabile di US Africom, il comando Usa per l’Africa, secondo cui al Qaida nel Maghreb e’ ora considerato il ramo dell’internazionale del terrore piu’ temibile e piu’ ricco, grazie ai soldi incassati con i riscatti di una campagna di sequestri che ha condotto e con il traffico di stupefacenti, tabacco e carburanti.
Una ricchezza che gli permette di allestire campi di addestramento nel Nord del Mali, dove accoglie e finanzia anche membri di Boko Haram, il gruppo islamico fondato con l’obiettivo di combattere tutto cio’ che e’ occidentale, come dice gia’ nel suo nome che vuol dire ‘l’istruzione occidentale e’ sacrilegio’, e che si e’ accanito soprattutto contro i cristiani che vivono nel Nord della Nigeria, con attentati contro chiese piene di fedeli, ma anche contro apparati pubblici.
‘Ogni giorno che passa, al Qaida e altre organizzazioni rafforzano la loro presa sul Nord Mali’, ha detto il generale Ham citato dal New York Times. C’e’ sempre piu’, ha affermato, ‘l’impellente necessita’ che la comunita’ internazionale, guidata dagli africani, faccia fronte’ al problema.
Ex comandante in Iraq e coordinatore delle fasi iniziali dei bombardamenti arerei Usa in Libia, il generale Ham ritiene che sul piano militare la risposta dovrebbe essere un contingente formato da Paesi africani, come in Somalia. Gli Stati Uniti e altri Paesi fornirebbero assistenza logistica e finanziaria, ma non truppe di combattimento.
Si tratta di una visione che sta prendendo corpo anche alle Nazioni Unite, dove la settimana scorsa il segretario generale Ban Hi-moon a sua volta ha sollecitato il Consiglio di Sicurezza all’azione, ma ha sottolineato che ‘ancora non ci sono risposte a fondamentali a domande come chi guidera’, addestrera’ o finanziera’ la forza’ militare da schierare in Mali.
Al momento di parla di circa 3.300 soldati, di Paesi africani, da schierare su un territorio vasto come la Francia e in gran parte desertico. E anche per questo – sottolineando che ‘il miglio modo’ per risolvere il problema rimangono ‘i negoziati’ con i Tuareg per arrivare ad isolare al Qaida – il generale Ham ammonisce che qualsiasi intervento militare condotto ora, senza un preparazione adeguata, rischierebbe di fallire, e allora la situazione diventerebbe ancora piu’ difficile, ‘anche peggio di com’e’ oggi’.
Discussione su questo articolo