Damasco ha rispettato in anticipo, almeno formalmente, la prima scadenza dell’ultimatum di Mosca e Washington per la distruzione delle armi chimiche. Ma in pratica nessuno si fida di Bashar al-Assad e tra Mosca e Washington e’ in corso un braccio di ferro sulle parole da usare per reagire in caso di "inadempienza". Il regime aveva tempo fino a sabato, ma gia’ ieri ha inviato all’Opac, l’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche con sede all’Aja, la cosiddetta ‘Dichiarazione iniziale’: 13 pagine in arabo in cui, tra l’altro, si danno dettagli sui quantitativi (sui media internazionali circola una stima di 1.000 ‘metric tons’, pari a mille tonnellate) e la tipologia degli agenti chimici, la loro provenienza, i diversi tipi di contenitori ed i siti di stoccaggio. Si tratta di prime informazioni ‘classificate’ (e quindi non pubbliche) che sono all’esame del segretariato tecnico dell’organizzazione per calcolare come far fronte alle necessita’ pratiche dello smantellamento: dal personale da coinvolgere ai materiali da impiegare. I tempi delle operazioni saranno "strettissimi", riferiscono le fonti, e i costi "saranno notevoli, ma molto lontani dal miliardo" di cui ha parlato Assad.
L’organizzazione ha confermato oggi di aver ricevuto il documento. Il consiglio esecutivo dell’Opac – in cui siedono i 41 paesi che hanno firmato la Convenzione del 1993 per la proibizione delle armi chimiche – in un primo tempo convocato per oggi e poi riprogrammato a domenica e’ stato prontamente rinviato, ufficialmente "sine die". Ma se Mosca e Washington troveranno l’accordo, la riunione potrebbe essere gia’ convocata "per gli inizi della prossima settimana". Tecnicamente potrebbe essere possibili gia’ per martedi’ o mercoledi’. Il Consiglio esecutivo dell’Opac e’ l’organo che dovra’ stilare la ‘Decisione’ con le modalita’ delle operazioni di distruzione delle armi chimiche di Assad. Sara’ il testo che finira’ sul tavolo del Consiglio di Sicurezza dell’Onu come base legale per la Risoluzione che Usa e Russia stanno concordando. Il segretario di stato americano, John Kerry, e il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov, hanno avuto oggi una "lunga" telefonata in cui – secondo quanto riferito dallo stesso Kerry – hanno evocato "una risoluzione dell’Onu ferma e forte". Punto centrale, secondo quanto riferiscono fonti all’ANSA, come articolare il testo in modo che sia "costrittiva" e che permetta di reagire alle possibili inadempienze di Damasco. Altro elemento, non meno importante: come garantire la sicurezza degli ispettori dell’Opac, che si dovranno muovere in un territorio in piena guerra civile. Allo studio, secondo quanto si apprende, ci sarebbe anche la possibilita’ di impiegare almeno 200 dei ‘caschi blu’ del contingente Unifil gia’ dispiegati in Libano.
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