Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, in una intervista a Il Sole 24 Ore, parla del nuovo esame di maturità che partirà da quest’anno: "La direzione di marcia è di renderlo compatibile con la scuola che i ragazzi già fanno e non con la scuola che stiamo costruendo con le linee guida. Le novità sicure sono quelle che si collegano ai nuovi indirizzi previsti dalla riforma Gelmini", "nella prima prova trovo molto utile e quindi lascerò il saggio breve. Cioè la prova di interpretazione di una serie di materiali su uno spunto tematico e la capacità di sintetizzarli in quello che un tempo avremmo chiamato un riassunto con più fonti. E’ un esercizio molto utile per capire l’abilità di comprensione dei testi, capacità di collegamento e capacità di sintesi. Il cosiddetto tema di storia o di letteratura è sempre meno adeguato alle scelte dello studente".
Per valorizzare l’esperienza in azienda ci sarà collegamento tra ciò che ti viene chiesto all’esame e ciò che hai fatto durante l’anno in alternanza? "Gli studenti già oggi possono farlo nella cosiddetta ‘tesina’ ma poiché il nostro modello di scuola punta a incrementare l’alternanza scuola lavoro e guarda molto al rapporto con il mondo produttivo e delle istituzioni culturali darei a quella prova un ruolo maggiore. Del resto la riflessione che abbiamo avviato sulle competenze degli studenti vuole rivisitare sia la didattica nelle classi, che non significa solo digitalizzazione e coding ma anche didattica interattiva, sia il rapporto tra ciò che succede in aula e ciò che accade fuori. Le faccio un esempio che mi sta a cuore: se una città ha un conservatorio o un istituto musicale è uno spreco che non ci sia un collegamento, se non occasionale, tra didattica del conservatorio e delle scuole".
"Formazione continua e strutturale, valutazione degli insegnanti e dei dirigenti scolastici, e attribuzione di una maggiorazione stipendiale che sostituisce lo scatto di anzianità". Questa la scuola come la immagina il ministro dell’Istruzione: "Bisogna calare il modello che si ha in mente nella scuola dell’Italia di oggi. Che ha un corpo docente anziano e diviso m due macro-settori: uno di ruolo e stabile, un altro che vive nell’incertezza ed è quella che scatena m aula. Se non si parte da questa condizione che non hanno i tedeschi, gli inglesi o i francesi si rischia di non rendere applicabile il modello che si ha in mente. Una scuola che abbia gli insegnanti stabilmente sufficienti a fare tutte le attività che immaginiamo. Insegnanti che siano strutturalmente e continuativamente formati e aggiornati e che trovino nella valutazione non la punizione o il premio ma la conferma o la rivisitazione del loro lavoro. E trovino però anche un’attribuzione meritocratica di un avanzamento in carriera o di un maggiore stipendio".
Spiega quali parametri saranno utilizzati per la valutazione: "Si punterà sul nucleo di valutazione. Le università già ce l’hanno, ora lo metteremo nelle scuole. Ci riusciremo perché partiremo da un progetto educativo e non da un intervento normativo, che verrà solo dopo. Perché c’è una determinazione politica di un governo e di un ministro nel voler sottoporre il progetto educativo al coinvolgimento totale di tutto il Paese. E forse questo è più rivoluzionario dei contenuti. Terzo perché il meccanismo di valutazione sarà intimamente collegato a cambiamento strutturale della carriera dei docenti. Anche la valutazione, così come l’elaborazione di un modello educativo, se non ha conseguenza concreta specifica che si realizza nella situazione specifica di questo paese rimane un mero esercizio stilistico. La valutazione sarà basata su parametri professionali, per misurare quanto un insegnante coopera a processo organizzativo, sarà più propriamente didattica, perché conterà anche il fattore reputazionale, e sarà poi fondata sui crediti formativi perché valutazione e formazione devono andare di pari passo".
“QUEL PAPARAZZO HA RUBATO UN PEZZO DI ME” In una intervista a Il Fatto il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini commenta la sua foto in topless al mare: "Il paparazzo ha rubato un pezzo di me, s’è intrufolato in casa mia, perché il mio corpo è la mia casa: ne tengo cura, la miglioro, la capisco. Il prossimo anno andrò in montagna, così sarà più faticoso fotografarmi”.
Alla domanda del giornalista se abbia mai pensato ad un ritocco estetico risponde: "Questo mi fa piacere. Vi siete accorti che la ragazza di campagna Stefania non è una donna rifatta", "se il silicone o l’operazione al viso diventa una forma di schiavitù, mi fa tristezza. Se aiuta ad accettarsi meglio, per me non è un tabù. A una certa età, rifletti sui segni che ti lascia la vita, immagini cosa si potrebbe arginare: per un po’ di tempo l’ho immaginato anch’io, adesso mi è passato questo lieve desiderio. Io resto una ragazza di campagna". E delle linee guida della sua riforma spiega che i cardini sono "la formazione e la valutazione dei docenti", "uno studente intuisce subito se l’insegnante è poco preparato, svogliato, non aggiornato". E del confronto con i sindacati dice: "Mi aspetto un confronto pubblico, aperto. Non ho ottimi trascorsi con i sindacati, mi riferisco ai miei anni di rettore all’Università per stranieri di Perugia: spesso sono stati un elemento di conservazione, a volte rigettano l’innovazione".
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