"Spero che questo rito penoso l’anno prossimo non ci sia più. Ogni volta è un’umiliazione. Sembra che si venga a chiedere l’elemosina, invece siamo dei professionisti". Così Agnese Renzi, in una intervista al Quotidiano Nazionale, commenta a caldo all’istituto Newton di Scandicci, alle porte di Firenze, l’attesa di 7 ore per l’assegnazione delle supplenze annuali ai precari cui anche lei si è sottoposta (essendo rimasta esclusa dal piano di assunzioni nazionale).
La moglie del premier, in graduatoria per la cattedra di Italiano e Latino alle scuole superiori, parla poi dell’incarico part-time ricevuto in una scuola di Pontassieve: "Speravo in un incarico a Firenze, già a Empoli sarei stata costretta a rinunciare per i miei figli. Le mamme sanno cosa vuol dire", "sono felicissima. Non ci speravo", "è la prima volta che prendo un incarico annuale, quindi inizierò l’anno con i ragazzi. Meglio di così non poteva andare". E alla domanda se sarebbe stata disposta a fare le valigie per avere il ruolo risponde: "A questa domanda davvero non posso rispondere".
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