“Un bravo chirurgo fa sanguinare”. E’ la battuta con cui il cardiologo interventista Giuseppe Musemeci (Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo) ha concluso il proprio intervento al Convegno sui rischi del cuore in chirurgia, svolto presso Salvator Mundi International Hospital di Roma.
Musumeci è coautore insieme a Roberta Rossini di un Documento su “Stent Coronarico e chirurgia, considerata ormai testo di riferimento per la prevenzione e valutazione dei rischi al cuore provocati dagli interventi chirurgici non cardiaci.
“E’ statisticamente provato che non sospendere i farmaci antiaggreganti ha effetti positivi sul paziente sottoposto a intervento chirurgico. Nei casi contrari i dati parlano invece di significativi aumenti dei rischi salute-vita”.
Il documento, avviato nel 2012, con la partecipazione del GISE, Società Italiana di Cardiologia Invasiva, dell’AMCO, Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, e di circa 20 società chirurgiche specialistiche è stato redatto unendo le esperienze di un centinaio di chirurghi specialisti.
Le terapie antiaggreganti, a base di farmaci antipiastrinici, evitano che durante e dopo un intervento chirurgico si formino trombi ed emboli pericolosi per il paziente e quindi potenzialmente letali.
“Come ad esempio nel diabete” – sostiene Musumeci. “Dove il rischio che si formino grumi di sangue è strettamente legato a disfunzioni nella produzione di piastrine, ma i farmaci antiaggreganti riducono il rischio trombotico nei pazienti diabetici con sindrome coronarica acuta.”
"Oggi è online l’App per smartphone "Stent & Surgery", – ricorda Cesare Greco, moderatore del convegno e Direttore UOC Cardiologia al San Giovanni Addolorata di Roma, "che già consente a ventimila chirurghi che l’hanno scaricata di consultare tecnologicamente il Documento Guida sugli Stent coronarici".
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