Alessandro Sallusti, direttore de “il Giornale”, è stato condannato in maniera definitiva dalla Corte di Cassazione per un articolo pubblicato su “Libero” anni fa, quando lui era il direttore responsabile di quella testata. Un articolo che Sallusti non aveva nemmeno firmato: condannato quindi per omesso controllo.
Il sito web del giornale ha un titolo inequivocabile in apertura: VERGOGNA. Una sentenza che è una vergogna per tutta l’Italia. Finire in carcere per svolgere il mestiere di giornalista è qualcosa che fa rabbrividire.
“Mi rifiuto di essere rieducato da qualcuno, credo che l’affidamento deve avvenire per qualcuno che spaccia droga, magari anche per qualche politico che ruba”. Così Sallusti, in un’intervista a Pomeriggio 5, spiegando di non avere intenzione di chiedere l’affidamento ai servizi sociali.
La Corte di Cassazione, in un comunicato diffuso a seguito della sentenza definitiva di condanna a 14 mesi per il direttore del ‘Giornale’ Alessandro Sallusti, precisa che per “il reato di diffamazione a mezzo stampa – i cui riferimenti normativi sono l’articolo 595 del codice penale e l’articolo 13 della legge sulla stampa – e’ prevista la pena della reclusione da uno a sei anni, oltre alla multa”.
La pena è stata sospesa, fa sapere la procura di Milano. Per ora dunque non accadrà nulla. Ma il clima è da regime.
Domani il Giornale aprirà con un titolo molto duro: “Il direttore in carcere e i ladri fuori”. Alla condanna del direttore dimissionario, Alessandro Sallusti, sara’ dedicata tutta la primae una ventina di pagine interne del quotidiano. E’ il minimo che potesse fare il quotidiano schierato, che fa quadrato intorno al proprio direttore.
Le reazioni di politica e istituzioni non si contano più. Ora da destra a sinistra tutti gridano allo scandalo. Ma per anni non hanno fatto nulla. Non hanno cambiato una legge fascista, sbagliata, che è contro la libertà di stampa, la libertà di critica, la libertà di informare.
Dopo la conferma della condanna a 14 mesi di reclusione senza condizionale per diffamazione a carico di Alessandro Sallusti, il responsabile dell’ufficio stampa della Suprema Corte, il consigliere Raffaele Botta, ha diffuso una nota nella quale spiega: dalla sentenza dei giudici di merito emerge che la notizia pubblicata dal quotidiano diretto da Sallusti "era falsa (la giovane non era stata affatto costretta ad abortire, risalendo ciò ad una sua autonoma decisione, e l’intervento del giudice si era reso necessario solo perchè, presente il consenso della mamma, mancava il consenso del padre della ragazza, la quale non aveva buoni rapporti con il genitore e non aveva inteso comunicare a quest’ultimo la decisione presa)". Inoltre, dalla sentenza è emerso che la "non corrispondenza al vero della notizia (pubblicata da ‘La Stampa il 17 febbraio 2007) era già stata accertata e dichiarata lo stesso giorno 17 febbraio 2007 (il giorno prima la pubblicazione degli articoli incriminati sul quotidiano ‘Libero’) da quattro dispacci dell’agenzia Ansa e da quanto trasmesso dal Tg3 regionale e dal radiogiornale (tant’è vero – prosegue la nota – che il 18 febbraio 2007 tutti i principali quotidiani tranne ‘Libero’ ricostruivano la vicenda nei suoi esatti termini)". Infine, è emersa "la non identificabilità dello pseudonimo ‘Dreyfus’ e quindi la diretta riferibilità del medesimo al direttore del quotidiano".
Insomma, l’errore del giornale – a quanto pare – c’è stato. Ma andare in galera per un errore del genere è comunque assurdo. Lo spiega chiaro, secondo noi, Michele Santoro, uno che il mestiere del giornalista lo conosce bene: "Gli errori si pagano ed e’ giusto che anche i giornalisti paghino per i loro errori. Ma e’ orribile che un giornalista venga condannato al carcere a causa di un articolo”.
Santoro aggiunge che "le leggi non le fa la magistratura, le fa il Parlamento e dunque anche di questo orrore (e sottolinea il termine ‘orrore’, ndr) e’ responsabile una politica che ha sempre mostrato disprezzo nei confronti della libertà d’espressione".
Per l’associazione Articolo 21 "la condanna a Sallusti farà precipitare ulteriormente l’Italia nella già indecorosa graduatoria della libertà di stampa. Non basta manifestare indignazione ma serve un provvedimento d’urgenza per l’istituzione di un ‘giuri’ per la lealta’ dell’informazione e per l’abrogazione immediata del reato di omesso controllo e comunque del carcere per i reati di opinione, oggi applicati contro Sallusti domani contro qualcun altro".
Il ministro della Giustizia Paola Severino non commenta la sentenza della Cassazione sul direttore del Giornale, ma ribadisce ‘la necessità di intervenire al piú presto sulla disciplina della responsabilità per diffamazione del direttore responsabile’.
Angelino Alfano, segretario del PdL, afferma: “La sentenza di oggi va al di la’ del limite assoluto, dove le certezze di una democrazia liberale si infrangono, dove la liberta’ di stampa diventa un bene leso, dove una condanna assume i contorni di una intimidazione inaccettabile. La liberta’ di stampa – prosegue il segretario pidiellino – non ha colore e questo e’ testimoniato dalle dichiarazioni di vicinanza che sono arrivate a Sallusti da ogni parte, anche da coloro che non condividono il suo pensiero, ma non per questo accettano che sia ucciso. Affettuosa solidarieta’ al direttore Alessandro Sallusti che, con la sua condanna, diventa protagonista di un evento senza precedenti, che pone l’Italia negli ultimi posti per la liberta’ di stampa non rispettata ma, al contrario, sacrificata sull’altare di una giustizia antiquata, non corrispondente alla realta’ attuale, che non ha nemmeno tenuto conto delle attenuanti generiche che il Procuratore Generale aveva chiesto. Occorre riflettere – conclude – e agire perche’ questa gravissima vicenda non si ripeta mai piu’. Ed e’ chiaro che mai e poi mai sarebbe dovuta accadere”.
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