Ignazio Marino lancia il rush finale verso il Campidoglio. Questa volta a tirare la volata dell’ex senatore, quando mancano 13 giorni al traguardo, c’e’ l’intera dirigenza del Pd, a volte fin troppo defilata nella campagna elettorale che lo ha portato al ballottaggio con Gianni Alemanno. Ma il chirurgo sa ‘che non ci si puo’ fermare ora’, nonostante lo zoccolo duro del 42,6% del primo turno, e guarda a M5S e piu’ in generale all’inclusivita’ di un elettorato che si puo’ recuperare sotto la bandiera di uno come lui, Pd ma ‘irregolare’. Il sindaco uscente invece crede ancora nel sorpasso ma sa che per riuscirci deve portare alle urne i disertori. ‘Vince chi vota’, dice dalle pagine di Fb. Strategie diverse insomma per arrivare alla vittoria. Marino sa che puo’ erodere voti all’elettorato M5S, ‘abbiamo temi in comune’, e manda avanti Goffredo Bettini, il padre della sua candidatura, ma anche di tutto il modello Roma da Rutelli a Veltroni.
Bettini, dopo avere giudicato l’alleanza con Sel ‘l’unica prospettiva virtuosa’, tenta la strada M5S. In tv con accanto Marcello De Vito, il candidato sindaco di Grillo reduce da una performance non entusiasmante, ammette: ‘Avrei preferito che i 20 punti percentuali in piu’ di astensione a Roma fossero andati come voti al Movimento 5 Stelle’ e riflette come ‘sia l’astensionismo che il voto a M5S e’ un rifiuto della politica tradizionale che Marino puo’ incarnare in quanto percepito come civico non politico’. Quel gap col partito che veniva visto come un handicap, insomma ora puo’ essere la carta vincente del chirurgo. Non solo. L’esca ‘politica’ la getta lo stesso Marino, sul palco del teatro Capranica, citando uno slogan di M5S che apre la ‘corsa dei 15 giorni’: ‘Noi faremo tornare di moda in Campidoglio l’onesta’ e la trasparenza’, dice agli eletti e alla coalizione riunita.
Alemanno invece sa che i numeri per farcela li deve prendere dal non voto. Sa in sostanza di avere fatto ‘il pieno’ con quel 30,2%, almeno nel suo elettorato d’elezione. E per questo batte sulla ‘piaga dell’astensionismo’. Proprio per questo Alemanno affida ai social network l’appello al voto: ‘dobbiamo tutti compiere uno sforzo per superare questa indifferenza, il sindaco di Roma non puo’ essere eletto da una ristretta minoranza nell’indifferenza’. Ma non disdegna gli outsider Marchini-De Vito ‘due interlocutori da sollecitare’.
Ma gia’ in casa Pdl inizia la resa dei conti. A firmarla, soavemente, e’ il vicesindaco uscente Sveva Belviso, ora la piu’ votata con 11 mila preferenze che lancia i suoi strali: ‘c’e’ una disaffezione verso il Pdl, se avessero promosso l’amministrazione ci avrebbero votato, la gente non ci ha perdonato alcuni errori: riconosciamolo e speriamo nella rimonta’. Non mancano i conti da fare neanche nel Pd, ora compatto attorno a Marino, anche con quei ranghi fin troppo defilati durante la lunga campagna elettorale. Non una parola da Marino ne’ ieri ne’ oggi sulla coalizione. Ma solo un nome ‘politico’ da ringraziare. ‘Nicola Zingaretti non mi ha mai fatto sentire da solo, diventeremo amici’, dice. Una frase, un programma politico. In vista della conquista del Campidoglio.
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