Si parla soprattutto di riforme alla direzione del Partito Democratico. Matteo Renzi, durante il suo intervento di chiusura, spiega che quando si parla dell’elettività dei senatori "discutiamo una norma importante che non è però lo spartiacque della democrazia. Quando dicono che è in gioco la democrazia mi permetto di dire che non è così, altrimenti dovremmo dire che non c’è democrazia in Germania o Francia". Poi, certo, se qualcosa va rivisto, “le soluzioni tecniche si trovano”, sottolinea il premier segretario. Visto che “forse siamo a corto di caminetti, ma di discussione no”. E comunque, scherza, “senza caminetti ci si sta bene. A meno che non ci si trovi in una baita, in montagna…”. Renzi aggiunge: “Cerchiamo di tenere dentro tutti quelli che ci possono stare dentro, non solo del Pd. Ma senza che si dica ‘o si fa così o non va bene’”.
Matteo Renzi parla per oltre un’ora. Scuola, legge di stabilità, immigrazione: c’è tutta l’attualità nel suo intervento. Ma il succo, la parte sulla riforma del Senato, il segretario-premier lo tiene per il finale, o quasi. I messaggi che lancia l’ex sindaco di Firenze, uno alla minoranza del Pd, l’altro direttamente al presidente del Senato, sono chiari. Il primo: "La discussione sulla composizione del nuovo Senato ci vede aperti alla discussione, non abbiamo particolari preclusioni. Ma se qualcuno vuole utilizzare la Costituzione per una sorta di diktat, per altro da parte di una minoranza del partito, allora hanno sbagliato tutto: se i diktat non li mette la maggioranza, figuriamoci se può metterli la minoranza…". Il secondo, che prosegue nel solco della personale querelle con la seconda carica dello Stato: "Il presidente del Senato ha lasciato intendere che potrebbe aprire alle modifiche su un articolo già passato due volte per le Camere. Sarebbe un fatto del tutto inedito, e in quel caso dovremmo convocare una riunione congiunta di Camera e Senato…. Noi sappiamo perfettamente che l’elezione diretta non è possibile".
A tutti poi, opposizioni comprese, Renzi giura: "Su questa riforma noi mettiamo la faccia, andremo a chiedere i voti paese per paese nella campagna referendaria. Stiamo togliendo al Senato il potere di legiferare su tutto, è un fatto positivo: stiamo dicendo che alle Regioni togliamo soldi, in particolare le indennità dei consiglieri, e qualche potere confuso, oltre ad eliminare enti che a noi sembrano superflui. E’ una riforma anche meno ambiziosa di altri tentativi, e al ritornello del golpe contro la democrazia verrebbe da rispondere con una sonora risata".
Renzi poi guarda oltre agli steccati italiani. E oltre agli steccati in senso stretto, quando in tema di immigrazione afferma che "l’Europa è nata per abbattere i muri, non per alzarli, come sta succedendo ora e perfino da parte di alcuni governi che in teoria sono di sinistra: diceva Italo Calvino, nel Barone Rampante, che il muro si costruisce per proteggerti ma finisce per intrappolarti".
A proposito di Europa, c’è la novità dello Tsipras-bis: "Non voglio entrare nel merito se in Grecia abbia vinto la sinistra moderata o radicale. Mi limito a prendere atto che le scissioni funzionano molto a livello di minaccia, ma chi di scissione minaccia di scissione perisce. Per usare una espressione colorita, direi che anche ‘sto Varoufakis ce lo siamo tolto…". E anche sul futuro del partito progressista britannico, il giudizio non è molto positivo: "I laburisti inglesi sono rimasti gli unici a godere nel perdere, dopo il ritiro degli Washington Generals: non si tratta di essere blairiano e anti-blairiani, ma si tratta di capire se si vuole andare all’elezioni come alle Olimpiadi, per partecipare o per vincere". Per la vittoria di Corbyn "credo che il più contento di tutti sia Cameron".
LA DIREZIONE APPROVA La direzione del Pd ha approvato all’unanimità la relazione di Matteo Renzi. Lo ha detto il presidente del Pd Matteo Orfini chiudendo la riunione. Tuttavia la minoranza Pd non ha partecipato al voto.
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