Ha difeso la sua linea, ha ribadito che quello dell’articolo 18 e’ "un totem", ha spiegato che la direzione dovra’ "votare con chiarezza", ha anche evocato la troika avvertendo chiaramente che o il Pd "cambia" oppure "ci affideremo per sempre al predominio della tecnocrazia", ma Matteo Renzi una piccola apertura l’ha fatta, parlando in direzione. Innanzitutto, ha usato toni rispettosi, spiegando che non chiamera’ "Flintones" la minoranza e chiedendo in cambio di non essere paragonato alla Thatcher. Ma, soprattutto, ha fatto un passo in piu’ rispetto al reintegro per i soli licenziamenti discriminatori di cui si parlava nei giorni scorsi: "Io credo che l’attuale reintegro vada superato, dandogli una giustificazione da sinistra, certo lasciandolo per il discriminatorio e per il disciplinare". Un’apertura subito sottolineata da Franco Marini e che ora tocchera’ alla minoranza valutare.
Renzi ha ripetuto che le mediazioni vanno bene "ma non a tutti i costi" e che il Pd e’ un partito che discute, ma che poi "va avanti assieme, questo per me e’ un punto qualificante". Il premier non risparmia stoccatine, come quando ricorda: "Nel ’97-’98 abbiamo si’ garantito forme piu’ flessibili, ma poi cadde il governo e la seconda parte, quella delle tutele, ci e’ venuta meno bene".
Il governo, come e’ noto, cadde perche’ Rifondazione comunista tolse la fiducia e nacque un esecutivo guidato da Massimo D’Alema. Quindi, propone una "riforma complessiva" che oltre a "superare il reintegro attuale", garantisca un sistema di welfare per tutti e l’eliminazione di contratti come i co.co.pro. Il premier da’ anche delle cifre: "un miliardo e mezzo" per i nuovi ammortizzatori sociali, "due miliardi" per il taglio del costo del lavoro. Poi, annuncia di voler "sfidare il sindacato" su "una legge finalmente seria contro le dimissioni in bianco", su "una tutela della maternita’".
Per questo si dice pronto a incontrare i sindacati, "sono disponibile a riaprire la sala Verde (a palazzo Chigi, ndr) a confrontarmi dalla settimana prossima con Cgil, Cisl, Uil e tutte le sigle sindacali che ci sono". La sfida e’ su "una legge per la rappresentanza sindacale, il salario minimo…". Parla di mettere il Tfr in busta paga e poi aggiunge: "Quello che vi propongo e’ di cambiare, a me cambiare non fa paura e non lascio ad altri l’esclusiva della parola sinistra". Ovviamente, una sinistra che deve "difendere i lavoratori e non i totem" e "tutti, non solo qualcuno che e’ gia’ garantito". Quindi, l’appello a votare "con chiarezza", per Renzi, significa evitare l’astensione, ovvero proprio la scelta che la minoranza in questo momento sembra orientata a compiere.
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