Nel paese dei balocchi, cioè la Regione Sicilia, continuano ad essere elargiti stipendi faraonici ed indennità astronomiche, la spesa per il personale ammonta a circa 360 euro per abitante, otto volte di più della Lombardia, che di abitanti ne ha il doppio. Nonostante le reiterate promesse di cancellazione, le società partecipate continuano a fornire poltrone da far occupare agli amici degli amici, quelle in liquidazione continuano a ricevere finanziamenti, il palazzo dei Normanni elargisce milioni di euro a fondo perduto per teatri, associazioni varie (magari anche a quella dei nati stanchi) e la sanità spende vari miliardi per le convenzioni con le cliniche private.
La Regione Siciliana, inoltre, a differenza delle altre regioni, oltre a trattenersi la quasi totalità dei tributi, ottiene annualmente dallo stato anche un contributo di solidarietà, per cui, in base a quanto rilevato sopra, viene da pensare che tutto funzioni alla meraviglia e che i servizi, in particolare quello delicato della sanità, siano un’eccellenza non solo regionale, ma, purtroppo, dobbiamo registrare l’esatto contrario.
Capita infatti, come è successo giorni or sono, che una ragazza, rivoltasi al pronto soccorso per dolori al petto, dopo la visita venga rispedita a casa. La ragazza è poi deceduta nell’attesa di fare gli esami specialistici per i quali occorrevano tre mesi di attesa. Vergognarsi è il minimo.
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