"Caro Odifreddi le racconto chi era Gesù" il titolo che Repubblica ha scelto di dare alla lettera di 11 pagine che Benedetto XVI ha inviato al celebre matematico. In particolare con la sua missiva il papa emerito replica alle argomentazioni atee dello scienziato esposte nel suo libro "Caro Papa ti scrivo", che risale al 2011, quando ancora il pontefice emerito sedeva sul soglio di Pietro, saggio che prende le mosse, a sua volta, da un saggio dello stesso Benedetto XVI, "Introduzione al Cristianesimo". "Il mio giudizio circa il Suo libro nel suo insieme è – scrive Ratzinger -, in se stesso piuttosto contrastante. Ne ho letto alcune parti con godimento e profitto. In altre parti, invece, mi sono meravigliato di una certa aggressività e dell’avventatezza dell’argomentazione. (…) Più volte, Ella mi fa notare che la teologia sarebbe fantascienza. A tale riguardo, mi meraviglio che Lei, tuttavia, ritenga il mio libro degno di una discussione così dettagliata". Nella sua lettera Ratzinger replica, in particolare, a quanto lo scienziato scrive della figura di Gesù sostenendo che "non è degno del Suo rango scientifico" ed è "un parlare avventato che non dovrebbe ripetere" sostenendo che la ricerca storica "ci ha portato a conoscenze vere e sicure circa l’annuncio e la figura di Gesù". Inoltre, prosegue Benedetto XVI, "devo respingere con forza la Sua affermazione secondo cui avrei presentato l’esegesi storico-critica come uno strumento dell’anticristo. Trattando il racconto delle tentazioni di Gesù, ho soltanto ripreso la tesi di Soloviev, secondo cui l’esegesi storico-critica può essere usata anche dall’anticristo – il che è un fatto incontestabile. Al tempo stesso, però, sempre – e in particolare nella premessa al primo volume del mio libro su Gesù di Nazaret – ho chiarito in modo evidente che l’esegesi storico-critica è necessaria per una fede che non propone miti con immagini storiche, ma reclama una storicità vera e perciò deve presentare la realtà storica delle sue affermazioni anche in modo scientifico. Per questo non è neppure corretto che Lei dica che io mi sarei interessato solo della metastoria: tutt’al contrario, tutti i miei sforzi hanno l’obiettivo di mostrare che il Gesù descritto nei Vangeli è anche il reale Gesù storico; che si tratta di storia realmente avvenuta".
Secondo Ratzinger se Odifreddi vuole "sostituire Dio con ‘La Natura’, resta la domanda, chi o che cosa sia questa natura. In nessun luogo Lei la definisce e appare quindi come una divinità irrazionale che non spiega nulla. Vorrei, però, soprattutto far ancora notare che nella Sua religione della matematica tre temi fondamentali dell’esistenza umana restano non considerati: la libertà, l’amore e il male. Mi meraviglio che Lei con un solo cenno liquidi la libertà che pur è stata ed è il valore portante dell’epoca moderna. L’amore, nel Suo libro, non compare e anche sul male non c’è alcuna informazione. Qualunque cosa la neurobiologia dica o non dica sulla libertà, nel dramma reale della nostra storia essa è presente come realtà determinante e deve essere presa in considerazione. Ma la Sua religione matematica non conosce alcuna informazione sul male. Una religione che tralascia queste domande fondamentali resta vuota. Ill. mo Signor Professore, la mia critica al Suo libro in parte è dura. Ma del dialogo fa parte la franchezza; solo così può crescere la conoscenza. Lei è stato molto franco e così accetterà che anch’io lo sia. In ogni caso, però, valuto molto positivamente il fatto che Lei, attraverso il Suo confrontarsi con la mia Introduzione al cristianesimo, abbia cercato un dialogo così aperto con la fede della Chiesa cattolica e che, nonostante tutti i contrasti, nell’ambito centrale, non manchino del tutto le convergenze”.
"Pochissime persone al mondo, ed Eugenio Scalfari è una di queste, possono comprendere la sorpresa e l’emozione che si provano nel ricevere a casa propria un’inaspettata lettera di un Papa. Una sorpresa e un’emozione che non vengono scalfite dal fatto di essere dei miscredenti, perché l’ateismo riguarda la ragione, mentre le personalità e i simboli del potere agiscono sui sentimenti. A me questa sorpresa e quest’emozione sono capitate il 3 settembre, quando il postino mi ha recapitato una busta sigillata, contenente 11 pagine protocollo datate 30 agosto, nelle quali Benedetto xvi rispondeva al mio Caro papa, ti scrivo". Si apre così il commento di Piergiorgio Odifreddi alla missiva ricevuta da Benedetto XVI. "Una risposta che mi ha sorpreso per due ragioni. Anzitutto, perché un Papa ha letto un libro che, fin dalla copertina, veniva presentato come una ‘luciferina introduzione all’ateismo’. E poi, perché l’ha voluto commentare e discutere. Poco dopo le dimissioni di Ratzinger, avevo approfittato di un amico comune per chiedere all’arcivescovo Georg Gänswein se fosse possibile recapitare all’ormai Papa emerito una copia del mio libro, nella speranza che lo potesse vedere. E in seguito, in un paio di occasioni, mi era stato detto dapprima che l’aveva ricevuto e poi che lo stava leggendo. Ma che potesse rispondermi, e addirittura commentarlo in profondità, era al di là delle ragionevoli speranze. Aprire la busta e trovarci 11 fitte pagine, che iniziavano con una richiesta di scuse per il ritardo nella risposta, e un’offerta di ringraziamenti per la lealtà della trattazione, era la realizzazione del massimo delle aspettative possibili, in un mondo che di solito non ne realizza che il minimo. Ed era anche la soddisfazione di veder finalmente presi sul serio e non rimossi, benché non condivisi, i miei argomenti a favore dell’ateismo e contro la religione in generale, e il cattolicesimo in particolare. D’altronde, non era certo un caso che avessi indirizzato la mia lettera aperta a Ratzinger. Dopo aver letto la sua ‘Introduzione al Cristianesimo’, suggeritami da Sergio Valzania, avevo capito che la fede e la dottrina di Benedetto XVI, a differenza di quelle di altri, erano sufficientemente salde e agguerrite da poter benissimo affrontare e sostenere attacchi frontali. Un dialogo con lui, benché allora immaginato soltanto a distanza, poteva dunque rivelarsi un’impresa stimolante e non banale, da affrontare a testa alta.
"Scrivendo il mio libro come un commento al suo – prosegue il matematico -, avevo cercato di favorire la pur remota possibilità che un giorno il destinatario potesse effettivamente riceverlo. Avevo dunque abbassato i toni sarcastici di altri saggi, scegliendo uno stile di scambio tra professori ‘alla pari’, ovviamente nel senso accademico dell’espressione. E mi ero concentrato sugli argomenti intellettuali che potevo sperare avrebbero mantenuta viva la sua attenzione, pur senza rinunciare ad affrontare di petto i problemi interni della fede e i suoi rapporti esterni con la scienza. L’approccio evidentemente non era sbagliato, visto che ha raggiunto il suo scopo: che, ovviamente, non era cercare di ‘sconvertire il Papa’, bensì esporgli onestamente le perplessità, e a volte le incredulità, di un matematico qualunque sulla fede. Analogamente, la lettera di Benedetto xvi non cerca di ‘convertire l’ateo’, ma gli ritorce contro onestamente le proprie simmetriche perplessità, e a volte le incredulità, di un credente molto speciale sull’ateismo. Il risultato è un dialogo tra fede e ragione che, come Benedetto xvi nota, ha permesso a entrambi di confrontarci francamente, e a volte anche duramente, nello spirito di quel Cortile dei Gentili che lui stesso aveva voluto nel 2009. Se ho atteso qualche settimana a rendere pubblica la sua partecipazione al dialogo, è perché volevo essere sicuro che egli non volesse mantenerla privata. Ora che ne ho ricevuto la conferma, anticipo qui una parte della sua lettera, che è comunque troppo lunga e dettagliata per essere riportata integralmente, soprattutto nelle sezioni filosofiche iniziali. Lo sarà a breve in una nuova versione del mio libro, sfrondato delle parti sulle quali lui ha deciso di non soffermarsi, e ampliata con un resoconto della nascita e degli sviluppi di quello che risulta essere un unicum nella storia della Chiesa: un dialogo fra un papa teologo e un matematico ateo. Divisi in quasi tutto, ma accomunati almeno da un obiettivo: la ricerca della Verità, con la maiuscola".
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