Di Antonio Martino si erano perse le tracce in questa lunga stagione fosca di chiacchiere urlate senza senso, di disincanto e disaffezione alla cosa pubblica. Orfani di una rappresentanza degna di tal nome, noi italiani, fuori e dentro i confini nazionali, seguivamo sconcertati il dibattito politico come fosse una cantilena fastidiosa senza capo né coda. La vita, certamente, continuava: a dispetto dei luoghi comuni, siamo un popolo operoso e gentile che affronta le traversie con un sorriso. La storia, è noto, va avanti per scatti improvvisi.
Il Cavaliere ha mille difetti, però ha una “visione”. Ha sbagliato tanto, e proprio per questo, sul limitare della panchina al parco, ha fornito non al centro-destra ma all’Italia intera una speranza, con una zampata da fuoriclasse. E così, per una volta, Angelino Alfano, il “delfino curioso”, ha seguito il suo antico mentore, con convinzione.
Antonio Martino non può essere e non è solo un candidato di bandiera. E’ il “candidato della bandiera italiana”. Integerrimo gentiluomo, limpido patriota, fine economista conosciuto e stimato in tutto il mondo, è di gran lunga il migliore, ai nastri di partenza, di questa pasticciata competizione per il Quirinale. E non è un caso che la notizia di ieri, quella di Martino candidato dei moderati per il Colle, abbia subito scatenato subbuglio nella rete, una specie di applauso convinto e liberatorio.
Poche armi, invero, nelle mani dei denigratori: da vero uomo libero, il professor Martino non si è mai mescolato alle beghe di conventicola ed ha sempre votato secondo coscienza. Basta vedere su Youtube la sua bellissima dichiarazione di voto contro il fiscal compact.
Mentre il Pd si sgretola, Grillo squittisce, Renzi annaspa, il centro-destra in morte apparente offre al Paese il migliore dei suoi uomini, in un contesto politico in cui la Presidenza della Repubblica, in mancanza di riforme e di politica “alta”, si consolida come istituzione cardine della vita del Paese nel bene e nel male. Con Martino l’Italia tornerebbe ad essere fiera, autorevole e credibile.
Con questi ed altri argomenti dovranno fare i conti gli screanzati tirannosauri grandi elettori: di un rifiuto dovrebbero dar conto non solo a noi di centro destra, ma ai tantissimi italiani non berlusconiani che in queste ore affollano il web dicendo: “Vogliamo Antonio Martino”. Pensateci.
A Matteo Renzi, azzoppato premier eletto da nessuno, sarebbe utile davvero un capo dello Stato espresso da una corrente del defunto Piddì, della magistratocrazia, o della Troika? Un Signor X senza consenso e senza qualità che non rappresenterebbe nessuno?
L’onestà intellettuale di Antonio Martino è la migliore garanzia dell’unità nazionale. Il nostro augurio è che tutti i pensanti dell’emiciclo “un po’ per celia e un po’ per non morirr” convergano alla sua elezione al Quirinale. Aspettiamo al varco anche Salvini: “Qui si parrà la sua nobilitate”.
Quanto a noi, esuli ed emigranti di tutto il mondo che ancora ci commuoviamo se ascoltiamo il suono del sacro nome “Italia” e che sopportiamo spesso il peso di una denigrazione immeritata ed indotta della Patria nostra: abbiamo l’occasione, in questi giorni, di “stringerci a coorte” e chiedere con una sola voce, e con tutti i mezzi, che Antonio Martino sia il Presidente. In nostro nome. Per una volta: viva l’Italia!
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