Il Pil italiano "peggiore delle attese" coglie di sorpresa anche Bruxelles e preannuncia un autunno difficile sul fronte delle valutazioni dei conti che la Commissione europea e’ chiamata a dare. La recessione ‘tecnica’ avra’ di certo un "impatto negativo sulle finanze pubbliche", avverte Bruxelles oggi, ma per capire quanto grave sara’ il contraccolpo sul deficit si dovra’ aspettare novembre e le nuove stime economiche. Mentre sul debito, la previsione e’ presto fatta: in assenza di crescita, il taglio che chiede l’Europa sara’ ancora piu’ difficile.
"Sfortunatamente – spiega Simon O’Connor, portavoce del commissario Ue agli affari economici – i dati di oggi indicano che la ripresa in Italia e’ nuovamente ritardata", come avevano gia’ previsto Fmi e Banca d’Italia.
La Commissione invece oggi e’ sorpresa visto che il Pil del secondo trimestre fotografato dall’Istat (-0,2%), rivede al ribasso di ben mezzo punto percentuale la stima di Bruxelles della scorsa primavera (+0,3%). Ma per ora non si sbilancia sulle conseguenze: bisogna aspettare le stime europee di novembre per sapere cosa accade al deficit, e quelle stime saranno il metro con cui si valutera’ anche la legge di stabilita’ 2015 che ad ottobre deve essere consegnata a Bruxelles. E quindi, se il deficit sara’ troppo vicino al 3%, arrivera’ lo stop per qualunque nuova spesa che non sia adeguatamente coperta.
Non solo: la Commissione sara’ anche costretta a fare rapporto al Consiglio, avvertendolo dello scostamento dell’Italia. Ma anche trovare coperture adeguate ai provvedimenti per il 2015, non sara’ semplice, visti gli altri due vincoli che pendono sull’Italia: il raggiungimento del pareggio di bilancio (spostato dal Governo al 2016) e il rispetto della ‘regola del debito’ che scatta nel 2016 ma che gia’ dal 2015 ne impone una discesa solida. Questo significa che, come chiede Bruxelles ormai da anni, occorre tagliare la spesa molto di piu’ di quanto la spending review abbia previsto. E che quei risparmi non devono essere usati come coperture, ma devono invece aggredire l’enorme debito che e’ secondo solo a quello della Grecia.
Ma mentre la Grecia, come la Spagna, ha rimesso in moto la crescita, l’Italia arranca e non puo’ quindi sfuggire al taglio della spesa tout court, non potendo agire sul denominatore del rapporto debito/pil. Ed e’ gia’ in ritardo, visto che nelle raccomandazioni di giugno le era stato chiesto uno "sforzo aggiuntivo" perche’ il deficit strutturale non e’ sceso come prevede il Patto. Bruxelles insiste poi con l’attuazione delle riforme, e per questo plaude al ministro Padoan che chiede di accelerare.
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