Daniela Santanchè, pasionaria del Popolo della Libertà, in un’intervista a Il Tempo, spiega che Forza Italia sarà un partito senza segretario. La decisione di Berlusconi di togliere ad Alfano le deleghe da segretario “è semplicemente quello che voleva anche Angelino. Quando e’ stato eletto segretario ha detto che voleva ‘una testa una sedia’. E quindi siamo andati nella direzione che lui stesso ha indicato. E poi la nuova Forza Italia sarà un partito presidenziale, con a capo Berlusconi e senza segretario. Così elimineremo tutti quei lacci e lacciuoli tra la gente e il presidente".
La berlusconiana doc si augura che la partenza del nuovo soggetto politico avvenga "prestissimo, la nuova sede a Roma è già pronta", "spero in due o tre giorni al massimo. Ripeto, non c’è più tempo da perdere. In tutti i sensi". Infatti, secondo Santanchè "la strategia che il PdL ha usato fino a oggi e’ stata una rovina assoluta, abbiamo solo perso tempo senza ottenere nulla. Bisogna cambiare. Il Pd si e’ rivelato per quello che e’, hanno voglia soltanto di eliminare Berlusconi. Sono diventati il braccio politico di una magistratura politicizzata, il partito delle manette e delle tasse. E lo sta dimostrando ancora un volta cercando di cambiare le regole in corsa sul voto segreto. Anche il presidente Grasso si sta comportando in maniera ambigua. Basta, non è più accettabile".
Dunque, per Santanchè nel futuro del PdL non c’è Alfano. Dichiarazioni che sorprendono Fabrizio Cicchitto, secondo cui si tratta di “una polemica sbagliata nei contenuti e nel momento scelto, visto che oggi lo scontro politico è concentrato sul ruolo e il futuro di Berlusconi sottoposto ad un durissimo attacco politico e giudiziario. Questo dovrebbe essere il momento dell’unità e non della divisione. Perdipiù la Santanchè non deve mai dimenticare che è responsabile dell’organizzazione del partito e che quindi dovrebbe svolgere un ruolo di garanzia e di mediazione nei confronti di tutti e non di divisione”. Per l’ex capogruppo PdL alla Camera “il partito deve avere un assetto interno democratico e radicato sul territorio. Poi se i ministri rimarranno o meno nel governo ciò dipenderà da una valutazione politica generale fatta da tutto il partito e in primo luogo da Berlusconi: metterli sotto accusa per la loro collaborazione di governo è un atto ingeneroso e politicamente sbagliato”.
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