Primarie per la premiership, sfida al Pdl per cercare in tre settimane un’intesa sulla riforma elettorale, ricambio generazionale come risposta ai ‘rottamatori’ dentro e fuori il partito. Pier Luigi Bersani punta a sparigliare le carte domani nella direzione del Pd, dando di fatto il via alla campagna elettorale. E, nonostante le resistenze incontrate in questi giorni nei faccia a faccia con i big democratici, il segretario sembra intenzionato a tirare dritto, al massimo lasciando all’assemblea del 9 luglio la decisione se fare primarie di partito, che lui preferirebbe, o anche di coalizione.
Non e’ solo la ricerca di una nuova legittimazione, a quasi tre anni dall’elezione a segretario, a spingere Bersani a voler fare ad ottobre le primarie per scegliere chi sara’ il candidato a Palazzo Chigi. L’aria che tira nel Paese, tra la fuga verso l’astensionismo ed il successo di Beppe Grillo, convince il segretario della necessita’ di aprire il Pd a energie nuove, coinvolgendo forze civiche e movimenti. Se, come da piu’ parti si paventa, nasceranno liste civiche che puntano a ‘scalare’ il Pd, Bersani come antidoto vuole iniettare nel partito la societa’ civile e dimostrare che il Pd e’ un vero partito popolare: ‘Intorno ai Democratici – e’ lo spirito del leader – bisogna aprire una fase nuova nel paese’. Ma per farlo tutti devono mettersi in discussione: Bersani si contendera’ la premierhip probabilmente con Matteo Renzi, che domani sara’ in direzione, e con chi altri se la sente. E, dal canto loro, i big delle varie correnti dovranno essere pronti a cedere un po’ di terreno a favore di energie nuove. Che, tradotto nei fatti, vuol dire che non tutti i big del partito saranno ricandidati alle prossime elezioni, rispettando il limite dei 3 mandati previsto dallo Statuto.
Ma se, a quanto si apprende, Massimo D’Alema sta gia’ meditando il beau geste, non tutti sono disposti a perdere terreno. Le primarie stesse, di fatto, ridisegnerebbero gli equilibri interni del partito nell’anno cruciale del voto. E, secondo alcuni fedelissimi di Bersani, il timore di contare di meno dentro il partito sarebbe alla base dell’invito alla cautela con cui quasi tutti i big hanno invitato il segretario a valutare bene la decisione delle primarie di partito. E meno che meno piace tra i maggiorenti l’idea delle primarie di coalizione perche’ immortalerebbe di fatto la foto di Vasto, che fa storcere il naso ai moderati di Letta e Veltroni, e sarebbe l’ammissione che non si puo’ cambiare il Porcellum.
Ma proprio sulla legge elettorale Bersani domani rispondera’ alla sfida, lanciatagli ieri dal segretario Pdl Angelino Alfano, chiedendo alla direzione il mandato per andare a vedere le carte e verificare se in tre settimane si puo’ fare la riforma elettorale, senza subire, pero’, ricatti e ultimatum sul semipresidenzialismo di difficile attuazione. Quanto alla foto di Vasto, Bersani non sembra aver fretta di ‘blindare’ alcuna alleanza ed e’ vero che nel Pd, dai lettiani ai veltroniani, aumenta il pressing perche’ si chiuda l’esperienza con il leader Idv Antonio Di Pietro. Che, dal canto suo, nutre dubbi e non risparmia attacchi, arrivando a mettere in discussione l’alleanza ‘visto che negli ultimi tempi il Pd sta portando avanti proprio il programma del Pdl’.
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