A nulla e’ valso il tentativo di trovare un segretario per traghettare il partito fino al congresso, in autunno. Il Pd del Trentino ieri sera l’accordo in assemblea non l’ha trovato, dunque va verso il commissariamento. Un epilogo che chiude il cerchio con un’evidente mancanza di unita’ che aveva dato il suo primo segnale concreto con le primarie per la candidatura per il governatore della Provincia autonoma di Trento nel luglio del 2013, quando il nome di Alessandro Olivi, candidato Pd, allora e anche adesso vicepresidente della Provincia, era stato bruciato per poco piu’ di un centinaio di voti, decretando la vittoria al candidato del Patt, Ugo Rossi, del piu’ piccolo dei partiti della coalizione del centrosinistra autonomista, col 9% alle precedenti provinciali e sotto il 5% alle precedenti politiche.
Un malessere che non aveva mancato di manifestarsi anche alle recenti comunali di maggio, quando il Pd ha confermato il sindaco a Trento, Alessandro Andreatta, ma perso quello della seconda citta’ del Trentino, Rovereto. Andrea Miorandi era stato sconfitto da Francesco Valduga, sostenuto da una coalizione di liste civiche di centrosinistra. Non dopo che la segretaria del Pd Trentino, Giulia Robol, a pochi giorni dallo scadere della presentazione delle candidature, aveva fatto sapere a mezzo stampa di ritenere opportuna la propria candidatura al posto di quella del sindaco uscente, Miorandi, poi sconfitto. Un fuoco di paglia in realta’, ma le urne poi avevano parlato. Nonostante l’impegno del Pd sia nazionale che locale per Miorandi, compreso quello di Olivi, che dalla sconfitta alle primarie non ha fatto altro che ripetere che era stata causata dalla scarsa collaborazione interna e che qualcosa doveva cambiare.
Fatto e’ che poi nel marzo 2014 alle primarie del Pd provinciale per l’elezione del segretario a votare erano andati in nemmeno 8.000, a fronte degli oltre 20.000 del 2009 e il segretario non era venuto fuori: nessuno aveva superato la soglia del 50% e la palla era passata all’assemblea. Elisa Filippi (coordinatrice dei comitati Renzi in Trentino) aveva ottenuto il 36,97%, Giulia Robol il 31,9% e Vanni Scalfi il 29,9%. Coi voti della parte di Scalfi la segretaria era diventata Robol e presidente Lucia Fronza Crepaz. Tra ipotesi di sfiducia e ricomposizioni, alle comunali del maggio di quest’anno Robol era comunque arrivata, fino a rassegnare le sue irrevocabili dimissioni a meta’ giugno.
Statuto e regolamento a questo punto non hanno lasciato molte strade: la nomina di un membro dell’assemblea a sostituirla oppure indire il congresso. Con l’ultima assemblea ci hanno provato, ma nulla di fatto. Eppure fino a ieri l’accordo tra le tre componenti della segreteria su una figura di equilibrio, per non arrivare al commissariamento, sembrava possibile. Sul nome di Sergio Barbacovi, ex sindaco del paese di Taio, in sostanza un outsider, proposto da Elisa Filippi, era giunto il benestare di Giulia Robol e Vanni Scalfi. Barbacovi era fuori Trento per precedenti impegni e via Skype ieri sera ha proposto di lavorare a nuove regole per le primarie della segreteria, in modo da evitare impasse, ma anche conferenze programmatiche per affrontare le sfide di legislatura e per discutere dei rapporti con le altre forze di coalizione. I voti in assemblea pero’ non sono bastati: ne ha presi 37, ma per raggiungere i due terzi necessari ne sarebbero serviti 43.
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