Giorgio Gori, fondatore di Magnolia e oggi al fianco di Matteo Renzi per le primarie del Pd, in un’intervista al settimanale “Chi”, svela un dettaglio del suo passato, quando lavorava con Berlusconi: “Non ho aderito a Forza Italia nel 1994 perche’ non mi ritrovavo nelle idee di un movimento di centrodestra. Credo, pero’, che abbia pesato anche l’essere stato testimone di come e’ nato (ai tempi Gori era direttore di Canale 5, ndr). Non mi piaceva la commistione tra partito e azienda e, anzi, ho fatto quel che potevo per tenere distinti i due piani”.
Gori spiega che è stato “il coraggio” di Matteo Renzi a conquistarlo. E’ sceso al suo fianco perché ha pensato “che fosse il momento di provare a far qualcosa, di darmi da fare in prima persona”. "Esattamente non saprei dire il mio ruolo con Renzi. Ho fatto un po’ di tutto, ho cercato di offrire a Matteo materiali e spunti per i suoi interventi, ho collaborato alla costruzione della rete territoriale, mi sono divertito a fare le ‘infografiche’, ho fatto un sacco di incontri, di discorsi pubblici, di iniziative. Sono stato uno dei tanti di una squadra numerosa, non certamente lo ‘spin doctor’ o il ‘guru’ che i giornali hanno voluto raccontare, anche perché Renzi non ne ha certo bisogno".
Il Pd appare sempre più spaccati, fra bersaniani e renziani. Ma Gori smussa gli angoli: “Non e’ sicuramente un boomerang per il centrosinistra la discussione franca, non lo e’ il confronto delle idee, anzi, io credo che queste cose facciano molto bene al Pd e al centrosinistra. Non vedo ostilita’ personale tra Bersani e Renzi. A volte capita che le tifoserie esagerino un po’ ma, se i leader si rispettano, non vedo il rischio di spaccature".
Discussione su questo articolo