PAZZESCO! | La pessima figura di Francesca La Marca (Pd): “Per me niente quarantena, sono un onorevole”. E scarica tutto su un carabiniere

Giunta da Toronto, il giorno dopo è a Montecitorio. Avrebbe potuto contagiare i suoi colleghi, pur avendo fatto – secondo quanto dichiara – il tampone. Ma per fugare ogni dubbio sul contagio di tamponi ce ne vogliono due. Non solo: accusa un carabiniere di Fiumicino di averle detto che per i parlamentari la legge non vale. Uno scaricabarile pazzesco. E se la prende pure con i suoi colleghi: “Altri sono tornati da Paesi extra Ue e non hanno fatto la quarantena”. Ne viene fuori un quadro che fa pietà: l’esponente Pd non conosce la legge sul coronavirus e la viola. Per giunta, crede di essere al di sopra delle regole. Della serie “io sono io e voi non siete un caxxo”

On. Francesca La Marca, Pd

Poveri noi italiani nel mondo se questi sono i parlamentari che ci rappresentano. Certo, per fortuna non sono tutti così. Tant’è…

Protagonista assoluta di oggi è la deputata Pd eletta in Nord e Centro America, Francesca La Marca: ci ha pensato lei a screditare la figura dell’eletto oltre confine. Forse l’avrà fatto pure in buona fede, ma è certamente colpevole – almeno – di ingenuità.

Una ingenuità colossale, da principiante allo sbaraglio.

Ecco i fatti: l’onorevole, giunta dal Canada, il giorno dopo si presenta nell’aula di Montecitorio senza avere fatto la quarantena. E’ in Commissione Esteri, per l’audizione informale dell’ex Ministro Frattini e di Giulio Terzi di Sant’Agata. Avrebbe potuto contagiare tutti i colleghi, pur avendo fatto il tampone – secondo quanto lei stessa ha riferito -, perché per escludere il contagio di tamponi ce ne vogliono due.

Viene subito pizzicata dalla stampa nazionale. E lei che fa? Scarica tutto su un servitore dello Stato, un carabiniere – sarebbe interessante a questo punto sapere nome e cognome dell’uniformato, giusto per verificare: noi giornalisti abbiamo questa mania –; carabiniere che le avrebbe detto, così racconta lei, che come onorevole avrebbe potuto bypassare i divieti.

Che cosa? Ma siamo matti? Ma lei candidamente spiega: “Il sottufficiale dell’arma mi ha detto che c’era scritto da qualche parte che noi parlamentari avremmo potuto bypassare la quarantena per motivi di lavoro”. Da qualche parte? Dove, di grazia?

Una boiata pazzesca, ovviamente, perché nessun carabiniere si prenderebbe il rischio di affermare una cosa del genere, che non sta né in cielo né in terra.

Ma oltre a screditare l’arma dei Carabinieri, La Marca se la prende pure con i suoi colleghi parlamentari, screditando così anche loro: “Anche altri colleghi sono rientrati da Paesi extraeuropei e non hanno fatto la quarantena”, dice intervistata dal Corriere della Sera. E quando il giornalista, Giuseppe Alberto Falci, le ricorda che lei vorrebbe eliminare la quarantena anche per i suoi concittadini canadesi che decidono di venire in Italia – “Sì, ho scritto in merito al ministro Speranza e al ministro Di Maio” – e le lancia la battuta “Insomma, come i parlamentari?”, tutto quello che lei riesce a fare è sorridere. Una bella risata, alla faccia dell’ignoranza.

Già, perché dura lex sed lex dicevano i romani. E tra i principi giuridici c’è che la legge non ammette ignoranza. Dunque La Marca ingolfa le redazioni di comunicati che parlano di questo di quello e di quell’altro ancora, ma non conosce la legge. Non solo: si sente più uguale degli altri, di quei comuni mortali che, non essendo deputati, la quarantena se la devono fare tutta.

Tra le altre cose la deputata piddina dice anche di avere fatto il tampone prima di entrare in Aula, ma non il secondo tampone, sempre richiesto per confermare oltre ogni ragionevole dubbio di non essere contagiata: “Ho fatto subito dopo un tampone e le posso dire che risulto essere negativa. Ripeterò il tampone nelle prossime ore”. Troppo tardi, Francesca.

Fa bene Dagospia a ricordare che hanno tolto l’immunità parlamentare, non quella sanitaria. A Francesca La Marca, tuttavia, di certo andrebbe tolta una cosa: il voto di quei connazionali che l’hanno mandata a sedersi nel Palazzo. Perché, ragazzi, a nostro modo di vedere, una del genere è meglio perderla che trovarla.