La vera riforma e’ ancora di la’ da venire, ma intanto prende forma il nuovo assetto della Curia secondo i voleri di Bergoglio. Esce di scena dopo sette anni il segretario di Stato di Benedetto XVI, il cardinale Tarcisio Bertone, che rimarra’ in carica provvisoriamente fino al 15 ottobre per fare posto, nel ruolo di "primo ministro" del Papa, a mons. Pietro Parolin, finora nunzio in Venezuela. Disposto l’avvicendamento nel ruolo di piu’ alto rango, papa Francesco definisce anche il resto della "squadra" al vertice della Segreteria di Stato e della Casa Pontificia: contestualmente alla nomina del suo "braccio destro" conferma al loro posto, rinnovando la sua fiducia, il sostituto Angelo Becciu, il "ministro degli Esteri" Dominique Mamberti, l’assessore per gli Affari generali Peter Bryan Wells, il sottosegretario per i Rapporti con gli Stati Antoine Camilleri e il prefetto della Casa Pontificia, Georg Gaenswein, ex segretario personale di Ratzinger.
Con la nomina di Parolin, veneto di Schiavon (Vicenza), 58 anni, il piu’ giovane segretario di Stato dai tempi di Eugenio Pacelli (1930), Bergoglio chiude un’era: quella del potere di Bertone, molte volte discusso, spesso al centro di voci su progetti "affaristici", bersagliato dalle fughe di documenti della bufera Vatileaks (un esempio per tutti, le lettere di denuncia dell’ex segretario del Governatorato Carlo Maria Vigano’, trasferito a Washington e ora persino dato in procinto di tornare in Vaticano) e la cui testa era stata chiesta dai cardinali di mezzo mondo fin dalla congregazioni pre-conclave, ritenendolo il maggior responsabile del discredito caduto negli ultimi anni sulla Curia romana. Per ora, Bertone manterra’ le cariche di camerlengo e di presidente della commissione di vigilanza sullo Ior, fino a nuove decisioni del Papa: il quale comunque non gli fara’ mancare un’uscita onorevole, quando al cambio della guardia del prossimo 15 ottobre, presentando alla Segreteria di Stato il nuovo capo-dicastero, ringraziera’ pubblicamente Bertone "per il suo fedele e generoso servizio alla Santa Sede".
Oggi, intanto, il segretario di Stato uscente ha partecipato a una speciale udienza di papa Francesco con i vertici diplomatici del Vaticano, presente anche il card. Leonardo Sandri, prefetto delle Chiese orientali, per "discutere possibili iniziative della Santa Sede" per promuovere la pace in Siria. Al posto di Bertone, torna ora in Segreteria di Stato un nunzio – una delle mancanze che si rimproveravano al porporato salesiano era proprio di non avere esperienza diplomatica -, che e’ stato tra l’altro "vice ministro degli Esteri" dal 2002 al 2009 e che vanta apprezzati risultati in dossier come quelli sul Vietnam e la Cina, e anche una fruttuosa opera di ricucitura tra Chiesa e Stato nel Venezuela di Chavez. Insomma, a guidare la Curia torna la vecchia e ‘gloriosa’ scuola diplomatica. Da Caracas, dove ancora si trova, l’arcivescovo Parolin parla oggi di "una sorpresa di Dio" nella sua vita, che gli affida "una missione impegnativa ed esigente". Esprime quindi "profonda e affettuosa gratitudine" a papa Francesco "per l’immeritata fiducia" che dimostra nei suoi confronti e gli manifesta "rinnovata volonta’ e totale disponibilita’ a collaborare con lui per il bene della Chiesa e il progresso e la pace dell’umanita’".
Uomo stimatissimo, apprezzato anche per il suo tratto umano di grande sensibilita’, Parolin sara’ un segretario di Stato ben diverso da Bertone. Anche perche’ quella che si profilerebbe nella riforma di Bergoglio dovrebbe essere una Segreteria di Stato "depotenziata", con un maggior decentramento di poteri nei diversi livelli. Anzi, e’ stata proprio l’accelerazione nella nomina del segretario di Stato, formalizzata ben prima della riunione di inizio ottobre in Vaticano con gli otto cardinali che studiano la revisione del governo della Chiesa, a sollevare dubbi. Ma negli ultimi tempi, a far si’ che non si potesse piu’ indugiare, sono state le tensioni per il "caso Chaouqui": con un Bertone che, accusato di essere un "corrotto" in vecchi tweet della nuova consulente vaticana anti-sprechi, non ha visto nessuno, in Vaticano, prendere pubblicamente le sue difese. Ne’ tanto meno lo ha fatto il Papa. Segno che le dimissioni presentate quasi quattro anni fa allo scadere dei 75 anni dovevano ormai essere accolte, cosi’ come oggi e’ avvenuto. Numerosi gli auguri e le congratulazioni giunti oggi per la nomina di Parolin. "Sono certo che grazie alla Sua presenza al vertice della Segreteria di Stato, le nostre relazioni continueranno ad arricchirsi di nuovi contenuti e la nostra collaborazione a difesa della pace e della giustizia nei diversi scenari internazionali potra’ ulteriormente consolidarsi", gli scrive Giorgio Napolitano. Il premier Enrico Letta e il governo gli esprimono "gli auguri piu’ fervidi per l’impegnativa missione e i sentimenti di stima e vicinanza" congratulandosi per il "prestigioso e delicato incarico che giunge dopo un lungo e generoso servizio nella diplomazia della Santa Sede".
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