Le riforme vanno avanti con "determinazione", nonostante le "malattie curiali" e gli scandali manifestatisi quest’anno. Lo assicura il Papa davanti alla curia riunita per gli auguri di Natale, mentre poco dopo ai dipendenti vaticani chiedera’ "perdono per gli scandali che ci sono stati in Vaticano", e di "pregare per le persone coinvolte". Terzo discorso del papa latinoamericano alla curia romana, nell’anno della morte, agli arresti, del presunto pedofilo ed ex nunzio Wesolowski, e che si chiude con il processo Vatileaks 2; sullo sfondo le tante azioni e interventi di riforma che papa Francesco ha condotto sia per la trasparenza finanziaria, che per adattare il diritto canonico a una pastorale piu’ concreta; sullo sfondo anche quella grande esperienza di chiesa in cammino che e’ stato il sinodo. Uno sfondo non privo di resistenze e tensioni.
Come un buon oratore, il Pontefice ricorda ai curiali che nel primo discorso, nel 2013, aveva chiesto loro "professionalita’ e servizio", e l’anno scorso aveva fornito loro un catalogo di "malattie curiali": "oggi vi dovrei parlare degli antibiotici", scherza per stemperare la tensione che e’ palpabile: neppure un applauso, poco prima, ha accolto la sua richiesta di scuse per il fatto che, avendo da qualche giorno un po’ di influenza, avrebbe letto il discorso restando seduto. Le malattie curiali, dunque, "richiedono prevenzione, vigilanza, cura e, purtroppo, in alcuni casi, interventi dolorosi e prolungati. Alcune di tali malattie si sono manifestate nel corso di questo anno, causando non poco dolore a tutto il corpo e ferendo tante anime", ci sono stati e ci saranno "decisivi provvedimenti", e "la riforma andra’ avanti con determinazione, lucidita’ e risolutezza".
Dopo aver chiarito che indietro non si torna, Bergoglio, da buon seguace di sant’Ignazio, invita a fare della crisi una "lezione e un’occasione di crescita" e, da uomo giusto, esprime "gratitudine e incoraggiamento a tutte le persone sane e oneste che lavorano per la Chiesa con dedizione, devozione, fedelta’ e professionalita’". Cosi’ anziche’ amare medicine, propone un "catalogo delle virtu’ necessarie per chi presta servizio in curia", chiedendo contribuiti per "arricchirlo e completarlo".
L’elenco, con intuizione forte, e’ una "analisi acrostica (lettera per lettera, ndr) della parola misericordia, affinche’ sia essa la nostra guida e il nostro faro": da MISERICORDIA il Papa ricava: 1)Missionarieta’ e pastoralita’; 2) Idoneita’ e sagacia; 3) Spiritualita’ e umanita’; 4) Esemplarita’ e fedelta’. 5) Razionalita’ e amabilita’; 6) Innocuita’ e determinazione; 7) Carita’ e verita’; 8) Onesta’ e maturita’; 9) ‘Rispettosita” e umilta’; 10) ‘Doviziosita” e attenzione; 11) Impavidita’ e prontezza; 12) Affidabilita’ e sobrieta’. La analisi di ogni punto andrebbe letta per intero: spiega molto dello stile di governo di papa Francesco, fornisce elementi utili per qualsiasi gruppo umano, parla al cuore di chiunque voglia vivere pienamente la propria umanita’.
"L’onesta’ – afferma tra l’altro il Papa – e’ la base su cui poggiano tutte le altre qualita’" e "chi e’ onesto non agisce rettamente soltanto sotto lo sguardo del sorvegliante o del superiore; l’onesto non teme di essere sorpreso, perche’ non inganna mai colui che si fida di lui". "Il primato dell’altro", ecco un altro elemento forte dell’analisi, e’ il "principio gerarchico" e chiede uno "stile di vita improntato alla sobrieta’. "Chi rinuncia alla propria umanita’ – altra riflessione fortemente significativa – rinuncia a tutto. L’umanita’ e’ cio’ che ci rende diversi dalle macchine e dai robot che non sentono e non si commuovono. Quando ci risulta difficile piangere seriamente o ridere appassionatamente, allora e’ iniziato il nostro declino e il nostro processo di trasformazione da ‘uomini’ a qualcos’altro".
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