Il debito suona di nuovo il campanello di allarme per i conti italiani. A maggio, in un solo mese, e’ aumentato di 20 miliardi, peggiorando il precedente record negativo. La montagna del debito tocca cosi’ quota 2.166,3 miliardi mettendo a segno una crescita del 4,7% dall’inizio dell’anno. E, se in valore assoluto l’incremento non dice molto, la crescita percentuale fa comprendere che il rapporto con il Pil, che nello stesso periodo si aggira attorno allo zero, salira’ ancora, mettendo in difficolta’ l’Italia su uno dei parametri base dell’Unione Europea.
Il dato di Bankitalia arriva sul tavolo di Palazzo Chigi proprio mentre il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha avviato le prime riunioni tecniche per arrivare in tempo alla messa a punto, il 20 settembre, del nuovo quadro macroeconomico e poi, entro il 15 ottobre, della Legge di Stabilita’. Il premier sta studiando gli ultimi bilanci dello Stato per comprendere il funzionamento del complesso documento economico. Ma viene escluso categoricamente che ci possa essere una fuga in avanti, con l’anticipo della Legge di Stabilita’ gia’ per ferragosto, come ipotizzato da un quotidiano. L’ipotesi – hanno spiegato fonti di Palazzo Chigi – ”e’ destituita di fondamento”.
Del resto gia’ nel passato il tentativo, portato avanti dai governi Berlusconi e dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, di varare in anticipo la ”finanziaria” si era scontrato con i rilievi del Quirinale. Napolitano aveva spiegato che, per varare la Legge di Stabilita’ serve prima la messa a punto del bilancio preventivo, poiche’ la manovra che contiene serve proprio a ”modificare” l’andamento dei conti che trovano fondamento nel bilancio. Altra cosa sarebbe, invece, l’anticipo di una manovra correttiva. Ma anche questa non e’ un’ipotesi percorribile. La crescita italiana langue e la previsione di un +0,8% del Pil nel 2014 appare piu’ che ottimistica. Al Tesoro, pero’, nessuno si sbilancia: si attende invece il dato sull’andamento del Pil del secondo trimestre che l’Istat diffondera’ il 6 agosto.
Una eventuale revisione al ribasso farebbe automaticamente salire il deficit, ora stimato al 2,6%. Per arrivare fino alla soglia del 3%, senza incorrere nei rilievi Ue, c’e’ quindi spazio: e per questo basta la ‘vecchia’ flessibilita’. La vera partita si gioca pero’ sul 2015. Con la legge di stabilita’ bisognera’ trovare risorse per stabilizzare il bonus di 80 euro: servirebbero almeno 12-13 miliardi. Se poi lo si vuole estendere ad altre categorie il costo lievita. Il governo punta alla revisione della spesa. E’ il lavoro del commissario Carlo Cottarelli che in questi giorni sta mettendo a punto la strategia per i ”costi standard” che consentiranno di migliorare l’allocazione delle risorse e gli acquisti anche degli enti locali.
Novita’ sono attese a breve. Il nodo piu’ impegnativo sara’ pero’ quello del debito. I dati diffusi dalla Banca d’Italia – che indicano anche una crescita dell’1,6% delle entrate fiscali nei primi cinque mesi dell’anno – segnalano una forte crescita del debito. Il governo puntava al piano di privatizzazioni pari allo 0,7 punti di Pil per ridurlo. Ma, visto l’andamento delle ultime quotazioni, l’ipotesi di avviare operazioni di questo tipo per Poste e Terna sembra meno probabile. Si aprono quindi altre strade che e’ possibile percorrere, come la cessione di quote di Eni ed Enel. Ma, anche in questo caso, ogni scelta dipendera’ dalle condizioni dei mercati.
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