Oggi si chiude il settennato del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Si fanno i nomi dei papabili alla successione. Cito, come esempi, Franco Marini e Stefano Rodotà. Ora, vorrei fare un’analisi del settennato del presidente Napolitano, sette anni ricchi di luci e di ombre. La cosa positiva di questo settennato è stata la capacità di porsi come punto di riferimento che Napolitano ha dimostrato di avere. Napolitano era stato eletto dal Parlamento nel 2006, tra varie polemiche. Infatti, egli è espressione del centrosinistra. All’epoca, il centrosinistra (guidato da Romano Prodi) non aveva la maggioranza piena in entrambe le Camere del Parlamento, come questa volta. Dopo avere messo suoi uomini alla Presidenza della Camera dei Deputati e a quella del Senato, il centrosinistra pose Napolitano al Quirinale, solo con i suoi voti. Quindi, la presidenza di Napolitano non era nata bene.
Eppure, in certi periodi, egli è riuscito a rappresentare l’unità del Paese. Questo è stato un fatto positivo.
Ci sono state anche delle ombre. La prima è stata il suo interventismo. Infatti, Napolitano è intervenuto tante volte, forse anche al di là della sua sfera di competenza. Basti pensare alla nascita del governo Monti. Il governo Monti (un governo che ha causato la recessione) è stata opera sua. E’ stato lui a volere Mario Monti e a dettarne la linea. Questo ha creato un sentimento favorevole all’anti-politica. Un’altra ombra, è stata il conflitto con alcune posizioni prese da alcuni governi. Il caso del decreto del governo del presidente Berlusconi in merito al caso di Eluana Englaro. Il governo si era mosso per bloccare la decisione del giudice di togliere il cibo e l’acqua a quella sfortunata ragazza che era rimasta in coma a causa di un incidente e Napolitano non aveva firmato. Questa decisione è stata controversa. Dopo sette anni di luci e ombre, siamo pronti a un nuovo capo dello Stato. Rimpiangeremo “re Giorgio”?
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