Lingua e cultura italiana nel mondo ancora una volta in pericolo. Con i tagli al capitolo 3153 riguardanti i contributi per la diffusione della lingua e della cultura italiana all’estero, ci troviamo di fronte ad un episodio di una gravità assoluta. Senza alcuna pretesa di conoscere le procedure, ci chiediamo come sia possibile che lo stanziamento previsto a seguito di una decisione scaturita nell’ambito dall’approvazione della legge di Stabilità, per effetto di un apposito emendamento che ne ha definito in modo specifico la sua destinazione d’uso, possa avere prodotto differenze importanti rispetto a quello approvato.
Non si tratta, a ben vedere, di una questione solo di merito, già grave di per sè per i suoi effetti, ma soprattutto anche di metodo, per le gravi implicazioni che ne derivano e i dubbi di legittimità procedurale conseguenti. Infatti può determinare anche l’incrinazione di un rapporto di fiducia tra i rappresentanti del popolo e le istituzioni medesime, e tra queste ed i cittadini.
Meglio avrebbero fatto, forse, i nostri rappresentanti all’estero, di fronte a tale gravità, a non limitarsi, come nel caso dei senatori di maggioranza, alla sola presentazione di una interrogazione al Ministro Gentiloni, ma, facendo gruppo, a rassegnare, in segno di protesta e di indignazione, le dimissioni di massa. Che potrebbero comunque seguire, qualora le risposte del Ministro degli Esteri non dovessero essere soddisfacenti. E in questo caso, i suddetti parlamentari avrebbero il sostegno incondizionato, la profonda ammirazione e l’appoggio concreto da parte di tutti gli italiani all’estero.
Sarebbe un’occasione da cogliere per far sentire la nostra forza, la nostra coesione, il nostro sdegno. Molto probabilmente, però, il Ministro Gentiloni, attualmente alle prese con questioni ancora più gravi, riuscirà a ristabilire almeno in questo contesto il dovuto equilibrio. Noi ce lo auguriamo.
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