Lunedi’ di panico all’aeroporto di Tripoli: una milizia armata ha preso oggi d’assalto lo scalo con tanto di carri armati, costringendo le autorita’ a bloccare il traffico aereo e a dirottare gli aerei in arrivo sul vicino aeroporto militare, mentre i voli sulle piste venivano circondati e i passeggeri costretti a scendere o a lasciare la sala d’aspetto. Ed e’ caos sulla data delle elezioni, previste il 19 giugno, che secondo al Jazira e fonti contattate dall’ANSA sarebbero slittate alla prima settimana di luglio. Stamani i miliziani, a bordo di pick-up corazzati, hanno assaltato l’aeroporto, esplodendo diversi colpi e ferendo lievemente un impiegato. Nello scalo era in partenza anche un volo Alitalia: la compagnia precisa che nessun passeggero era stato imbarcato. Dopo aver ricevuto l’ordine di scendere, il comandate ha messo in sicurezza il velivolo. Poi i carabinieri del battaglione Tuscania hanno evacuato lui e quattro assistenti di volo in un albergo.
Il gruppo armato che ha preso d’assalto l’aeroporto, la brigata al-Awfea, originaria di Tarhuna, citta’ a 80 km a sudest di Tripoli, chiede il rilascio di uno dei suoi leader "scomparso" la scorsa notte. I ribelli di Tarhuna sono guardati con sospetto dalle altre brigate armate: la tribu’ ha avuto un ruolo di rilievo nell’era Gheddafi, e molti suoi esponenti hanno avuto ruoli di primo piano nei posti chiave del regime dell’ex rais.
Una parziale calma e’ tornata solo dopo qualche ora, anche se in serata si e’ avuto notizia di nuove sparatorie all’interno dello scalo: il portavoce del Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt), Mohamed al-Harizi, si e’ affrettato ad annunciare l’apertura di una inchiesta sul "rapimento" – cosi’ lo ha definito – del colonnello Abouajila Al-Habchi, leader della milizia di Tarhuna. L’uomo è stato sequestrato la notte scorsa da sconosciuti. Il Consiglio militare della capitale ha intanto fatto sapere di non avere nulla a che fare con la sparizione del militare. La situazione era tuttavia diventata molto tesa, con i carri armati che hanno circondato l’area. A nulla era valso, la notte scorsa, l’intervento di mediazione del viceministro degli Esteri del Cnt, Abdul Karim Ahmed Bazama, che aveva tentato inutilmente di sedare gli animi dei miliziani.
Quello odierno e’ solo l’ultimo episodio di un Paese che sembra sempre piu’ sull’orlo del caos, incapace di dare stabilita’ e prospettiva al dopo-Gheddafi. Le attese elezioni per l’Assemblea costituente ‘verranno rimandate almeno alla prima settimana di luglio’, hanno riferito fonti del governo all’emittente araba al Jazira, che non casualmente cita il vicepresidente della commissione elettorale centrale, dimessosi poche settimane fa. ‘Tenere le elezioni il 19 giugno è una missione impossibile’, aveva sottolineato Sghair Majeri dimettendosi proprio perche’ convinto che la consultazione non si sarebbe potuta tenere nei tempi previsti: per le procedure di verifica, la stampa delle schede e la loro distribuzione ci vorrà tempo, "ci vorranno almeno 4 settimane, quindi non si terranno prima di luglio, forse non prima della seconda settimana".
Il rinvio è dovuto a problemi procedurali: sono oltre 4.000 i candidati per i 200 seggi dell’Assemblea e le autorità "hanno bisogno di piú tempo per esaminare le candidature", scrive al Jazira. Fonti confermano che la data possibile potrebbe essere "il 10 luglio", dieci giorni prima del Ramadan. Sullo sfondo di divisioni ataviche, la France Presse rivela del grande malumore scoppiato in seno al Cnt per un incontro al Cairo tra un emissario del presidente Mustafa Abdel Jalil e i rappresentanti "dell’opposizione", ovvero gli ex seguaci del colonnello Gheddafi sparpagliati in tutta la regione. Il 27 nella capitale egiziana il religioso Ali Sallabi ha avuto un lungo colloquio con Ahmed Gaddaf Eddam, cugino del defunto rais. La ragione ufficiale e’ quella della "riconciliazione nazionale", ma gia’ molti gridano al "tradimento della rivoluzione".
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