Ancora guerra in Libia. Una guerra che sembra davvero non finire mai. Da quella parte di mondo arrivano notizie ogni giorno, ma spesso contrastanti. Le truppe del Cnt, per esempio, avevano dichiarato nei giorni scorsi di avere completamente liberato Bani Walid, una delle ultime roccaforti lealiste, a 400 chilometri a sud est di Tripoli. Eppure per le strade di quella città di continua a combattere. Proprio oggi i ribelli hanno portato avanti ulteriori scontri contro i soldati di Gheddafi: scontri verificati durante una operazione combinata su larga scala dai rivoluzionari nelle valli di Bani Walid.
Le truppe del Cnt hanno detto di aver avuto una soffiata da un pastore della zona, che aveva detto di aver visto cinque veicoli armati che riteneva appartenessero ai fedelissimi di Gheddafi, entrare nella valle a nord est della citta’, ha detto Buras. Nello scontro che ne e’ seguito, i miliziani insorti hanno distrutto due veicoli, ucciso i loro autisti e catturato un lealista di Gheddafi, mentre gli altri sono fuggiti.
Nel frattempo continua la battaglia anche a Sirte, l’altra roccaforte lealista, città natale di Muammar Ghedafi. Secondo fonti del Cnt solo un quartiere della città sarebbe rimasto in mano ai fedelissimi del Colonnello. Una città già liberata al 95%, dicono le stesse fonti.
Fatto sta che ormai in Libia si combatte da mesi. Che succede? Spiega un rivoluzionario: "Abbiamo atteso 42 anni per cacciare Gheddafi, e anche ora dobbiamo essere pazienti, dobbiamo fare un passo dopo l’altro, ma ci riusciremo"
Intanto è drastica la situazione dell’ospedale di Sirte, che non riesce più a lavorare, tanto alto è il numero dei feriti. La struttura, inoltre, è anche stata colpita duramente negli ultimi scontri, cosa che rende ancor più difficile la possibilità di continuare a prestare assistenza sanitaria ai tanti che ne hanno bisogno. Proprio per questo l’organizzazione internazionale Medici Senza Frontiere (Msf) ha lanciato oggi un appello a tutte le parti in Libia per chiedere di fermare immediatamente gli attacchi e le incursioni nelle strutture mediche di Sirte. Tutti i pazienti feriti devono avere accesso all’assistenza e essere nelle condizioni di ricevere le cure necessarie senza discriminazioni e senza paura di rappresaglie.
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