La tipica rotondita’ tridimensionale in chiaroscuro dei personaggi di Leonardo riemergera’ sotto a strati e strati di incrostazioni sedimentate nel corso dei secoli, insieme al bianco piombo del cielo, all’azzurro di alcune figure e, forse, anche al verde degli alberi: di certo c’e’ che L’Adorazione dei Magi, celebre ‘maxibozzetto’ (246×243 cm) iniziato nel 1481 su commissione del Monastero di San Donato a Scopeto dal genio di Vinci e mai terminato, uscira’ dal suo ricovero nell’Opificio delle pietre dure dove si trova dallo scorso novembre, assai piu’ luminoso di quando c’e’ entrato. Il dipinto fu trasportato di corsa, nottetempo, anche con l’aiuto dei carabinieri dalla Galleria degli Uffizi al prestigioso laboratorio di restauro, per trovare una cura al duplice male che lo affliggeva: il progressivo offuscamento del colore, e il deformarsi, nel corso del tempo, del supporto ligneo, tale da mettere a rischio di fratture la superficie pittorica. Con pazienza e meticolosita’, gli specialisti dell’Opificio hanno preso in cura il grande ammalato e, da novembre ad oggi, lo hanno sottoposto ad ogni sorta di esami diagnostici per trovare la terapia giusta per salvarlo. Senza mai dubitare, pero’, che questo fosse possibile: ‘E’ senz’altro il paziente piu’ delicato che abbiamo mai avuto – ha commentato il soprintendente dell’Opificio, Marco Ciatti – ma ce la faremo’.
Ora, dopo aver passato l’Adorazione allo scanner ottico, agli ultravioletti, alla tomografia ottica, ai raggi ultravioletti – tutti test ‘assolutamente non invasivi’, precisa Ciatti – la diagnosi e’ chiara: i numerosi interventi di restauro, talvolta frettolosi, o realizzati con materiali inadeguati, che si sono succeduti nel corso dei secoli, in particolare dal ‘600-all’800, hanno coperto e ‘spento’ la grandiosita’ posseduta dalla bozza originaria del Maestro, seppellendola sotto strati di sedimentazioni nocive per il colore. Non solo: il legno usato come ‘tavola’ per la grande pittura, fu scelto, insolitamente, di scadente pioppo, e oggi ha bisogno di consolidamento e risistemazione, visto che la sua superficie si e’ modificata con il passare del tempo. Per fare tutto questo, e’ stato spiegato oggi all’Opificio in una conferenza stampa, serviranno ‘due anni’. Anche se la soprintendente al Polo Museale di Firenze Cristina Acidini ha sottolineato come non sia il caso di fissare scadenze: ‘quanto ci vorra’ ci vorra’, ha tagliato corto. All’equipe di 4 ‘mani d’oro’ dell’Opificio (due si occuperanno della parte pittorica, altri due del supporto), spettera’ il compito di rinforzare e rimodellare il legno ‘riottoso’ alle esigenze di tenuta del dipinto e di togliere tutti gli strati di incrostazioni che appesantiscono e nascondono la raffigurazione leonardiana, senza intaccare il disegno originario anzi esaltandolo. A lavoro terminato riemergeranno dettagli e figure finora invisibili, vergate da Leonardo nelle primissime fasi preparatorie (tra le varie, un minuscolo elefante sullo sfondo) che, ha annunciato il direttore degli Uffizi Antonio Natali, ‘potranno essere tutte ammirate nel touch screen che accompagnera’ il quadro al suo rientro in Galleria’.
Il costo complessivo dell’intervento sara’ di alcune centinaia di migliaia di euro; nel suo ambito, ha chiarito Ciatti, ‘potranno essere realizzate anche indagini ‘invasive’, con microprelievi di materiale pittorico utili a meglio comprendere le tecniche utilizzate da Leonardo’. Non e’ la prima volta, in tempi recenti, che si tenta di mettere mano alla Adorazione dei Magi. L’ultimo tentativo, dieci anni fa, fu bloccato dopo polemiche sulla sua opportunita’ dall’allora soprintendente Antonio Paolucci. ‘In dieci anni le tecniche di restauro hanno fatto passi da gigante’, rassicura oggi Ciatti – e adesso possiamo dire che quando avremo finito con l’Adorazione questa sara’ bella e luminosa come non l’abbiamo mai vista’.
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