"Un importante passo in avanti". Così definisce il premier Matteo Renzi l’accordo raggiunto martedì con Forza Italia che farà dell’Italicum una legge elettorale valida solo per la Camera. "Le polemiche non le capisco", dice Renzi da Tunisi, perché la cosa importante è "avere un modello con un vincitore certo, e questo è garantito dall’Italicum". E "il fatto che il Senato abbia o no una norma elettorale quando abbiamo deciso di superarlo è secondario, se c’è o no l’articolo 2 (che disciplina il sistema di voto a Palazzo Madma, ndr) è un tema da addetti ai lavori. I cittadini devono sapere che si vota solo sulla Camera perché non si voterà più per il Senato e se questo accade con una norma di salvaguardia o no è decisamente secondario". Inoltre, sottolinea il premier, "vorrei sommessamente far notare a Berlusconi e a tutti quelli che stanno criticando questo passaggio che è quello che ci eravamo impegnati a fare: legge elettorale con certezza di un vincitore anche attraverso il ballottaggio, riduzione del numero dei parlamentari e dei costi con il superamento del Senato, riduzione degli sprechi economici regionali attraverso la modifica del Titolo V della Costituzione".
Critiche che Silvio Berlusconi ha accompagnato alla annunciata disponibilità a votare l’emendamento soppressivo delle norme che riguardano il Senato. Una nota, al termine del vertice con lo stato maggiore di Forza Italia a Palazzo Grazioli, ha riferito che Silvio Berlusconi prende atto "con grave disappunto della difficoltà del presidente del Consiglio di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati" e "come ulteriore atto di collaborazione a un percorso riformatore verso un limpido bipolarismo e un ammodernamento dell’assetto istituzionale" dà la sua "disponibilità ad una soluzione ragionevole che, nel disegnare la nuova legge elettorale, ne limiti l’efficacia alla sola Camera dei Deputati, accettando lo spirito dell’emendamento 2.3", quello appunto a prima firma Lauricella, D’Attorre (due esponenti della minoranza Pd), che sopprime tutto l’articolo concernente il Senato.
"Per il resto – aggiunge il leader di Forza Italia – confermiamo integralmente l’accordo pubblicamente realizzato, senza alcun ‘patto segreto’ come maliziosamente insinuato da alcuni organi di stampa. Ribadiamo dunque piena collaborazione su questo piano, e una chiara opposizione sui temi economici e sociali, e su tutto quanto, a partire dalla necessaria riduzione della pressione fiscale e del peso dello Stato, ci rende naturalmente alternativi alla sinistra".
Nel Pd c’è soddisfazione per l’uscita dall’impasse in cui sembrava finita la legge elettorale e il portavoce Lorenzo Guerini sottolinea come sia "positivo che abbiamo trovato l’accordo sulla legge elettorale, segno che il cammino delle riforme può proseguire. Siamo determinati a portare avanti questa battaglia per il cambiamento. E’ un’occasione che non possiamo permetterci di perdere per il bene del Paese". E all’assemblea dei deputati del Pd il capogruppo Roberto Speranza ribadisce: "Non possiamo perdere questa occasione e dobbiamo dimostrare che la politica è in grado di fare le riforme. Bene ha fatto Renzi anche ad allargare il campo della maggioranza e interloquire con una parte delle opposizioni" perché "in questa legislatura ci sono tutte le condizioni per fare le riforme: sia quella elettorale sia quella del superamento del bicameralismo sia quella del titolo V". Critico invece Pippo Civati che si chiede: "Ma si è mai visto un sistema politico bicamerale con due leggi diverse per ognuna della due camere? Mi appello a Napolitano per sapere se va tutto bene così". Tutto bene, ad ogni modo, per il Nuovo Centrodestra, che con Angelino Alfano twitta: "Dobbiamo superare il Senato. Quindi legge elettorale solo per la Camera. Noi non siamo delusi da Renzi. Patti chiari, riforme certe #avantitutta".
Intanto slitta a mercoledì l’approdo in Aula della nuova legge. L’Assemblea di Montecitorio ha accolto infatti la richiesta del Comitato dei 9 sulla legge elettorale di rinviare a mercoledì mattina alle 10.30 l’inizio in aula dell’esame degli emendamenti. Il relatore della legge elettorale e presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Francesco Paolo Sisto ha chiesto uno slittamento dei lavori dell’aula "a nome di tutti i gruppi in Comitato dei 9 per avere più tempo per esprimere i pareri sugli emendamenti" in maniera "che possano essere esaminati compiutamente". Il Comitato, ha garantito Sisto, nella serata di martedì “terminerà il lavoro sui pareri" in modo da permettere una maggiore celerità nell’esame degli emendamenti in aula. Eventualità auspicata anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini: "Mi auguro che questo si combini con una maggiore speditezza dei lavori di mercoledì", ha sottolineato la presidente.
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