Il vero ‘nodo’ della legge elettorale e cioe’ il premio di maggioranza, con ‘premietto’ annesso per il primo partito, verra’ affrontato all’ultimo momento utile, cioe’ mercoledi’ mattina prima che il testo approdi nell’aula di palazzo Madama. A spiegarlo e’ il presidente della commissione Affari Costituzionali Carlo Vizzini a cui e’ stato dato il compito di ‘tradurre’ la semi-intesa (la cautela e’ sempre d’obbligo trattandosi di legge elettorale) raggiunta oggi tra Pd e Pdl. I Democratici, che hanno fatto prima il punto tra di loro in una riunione alla quale hanno preso parte tra gli altri, il segretario del partito Pierluigi Bersani, i vertici del gruppo del Senato Anna Finocchiaro e Luigi Zanda e Luciano Violante, hanno deciso di andare avanti. Non saranno certo loro a restare con il cerino acceso in mano, assicurano. Pertanto l’ordine di scuderia e’ quello di procedere sulla strada gia’ tracciata in commissione anche grazie ai vari ‘lodi’ Calderoli e cioe’ soglia intorno al 40 e premio di 52/53 seggi per chi arriva allo ‘scaglione’ del 30%; soglia di sbarramento al 5%, mentre in una delle ultime proposte Calderoli si parlava del 4%.
Dal vicepresidente del gruppo Pdl Gaetano Quagliariello, incontrato subito dopo dai Democrat, arriva un sostanziale via libera. Ma nel timore di ‘sabotaggi’ dell’ultimo minuto si e’ deciso di affrontare la questione del ‘premio’ solo all’ultimo momento cioe’ in una riunione di commissione convocata mercoledi’ mattina prima di andare in Aula. ‘In questo modo – spiega ancora Vizzini – eviteremo il logoramento di questa quasi intesa che altrimenti verrebbe massacrata’. Obiettivo: arrivare comunque ad un voto al Senato come insiste da tempo il presidente di palazzo Madama Renato Schifani (‘La legge elettorale verra’ votata almeno in questo ramo del Parlamento’). Se poi qualche forza politica volesse sabotare la riforma, e’ ancora il ragionamento di Vizzini, non lo farebbe certo al Senato, ma alla Camera dove, per non restare con il cerino acceso in mano e buttare comunque tutto all’aria, basterebbe chiedere il voto segreto. E dopo sarebbe troppo tardi per fare altre riforme.
Cosi’ nella seduta di questa sera si discuteranno solo tre emendamenti sui quali le forze politiche dovrebbero essere sostanzialmente d’accordo. Il primo, a firma dei relatori Malan (Pdl) e Bianco (Pd) e’ probabilmente in senso ‘anti-Grillo’: si impone ai partiti, al momento della presentazione delle candidature, di presentare anche simbolo e Statuto (Il M5S infatti ha un ‘non-Statuto). Il secondo, che riformula una proposta di modifica gia’ presentata da Bianco, introduce il tetto massimo di spesa elettorale: 80 mila euro per candidato con la sanzione della decadenza dal mandato per chi superi tale limite di ‘almeno un terzo’. Cifra che si dimezza per i candidati con liste bloccate. Per questa seconda norma c’e’ gia’ il subemendamento di Vizzini e di Silvia Della Monica (Pd) contro il voto di scambio politico-mafioso. Un terzo, sempre di Malan e Bianco, dimezza le firme per la presentazione delle candidature in caso di scioglimento anticipato delle Camere.
Questa sera a via dell’Umilta’ si sono riuniti con il Cavaliere i vertici del Pdl, tra cui Denis Verdini, Maurizio Gasparri, Malan, Quagliariello, insieme anche al leghista Roberto Calderoli, per tentare di raggiungere un’intesa tra le varie anime del centrodestra. Berlusconi si dice che sarebbe irritato con i ‘suoi’ senatori perche’ starebbero tentando di arrivare ad un accordo sulla legge elettorale senza il suo via libera. Mentre e’ lui che vuol dire l’ultima parola. Nell’attesa che i pidiellini trovino la ‘quadra’ nel Pd non ci si sbilancia. ‘Ormai – dice uno dei tecnici Democrat – dopo l’ennesimo ripensamento del Cavaliere noi non ci fidiamo piu’. Il ‘Porcellum lo vogliamo cambiare, ma no a norme fatte apposta per ostacolarci’.
Discussione su questo articolo