"Mi nutro con tre cappuccini al giorno. E basta. Ma la sera cucino. La fame, dopo i primi giorni, è soprattutto un problema di panico. Cucino per quei venti minuti di panico che avverto la sera. Il cibo è legato alla vista. Ed è un rito. Cucino per il figlio, per gli amici, mi distraggo". Così il renziano Roberto Giachetti, ieri al suo sedicesimo giorno di sciopero della fame, in una intervista a Repubblica nella quale afferma che sospenderà la sua protesta se, come chiede il sindaco di Firenze Matteo Renzi, l’esame sulla legge elettorale si sposterà alla Camera: "Se la legge si sposta alla Camera, come segno di buona volontà sospendo lo sciopero. Mi prendo almeno una pausa". O altrimenti andrà avanti "finché al Senato non sarà approvato un testo".
E della promessa di Renzi di imporre il maggioritario se segretario Pd dice: "Siamo in una fase precongressuale e Renzi indica una scadenza che è nella sua disponibilità. Lui, ora, può solo sollecitare una legge. E il fatto che carichi la campagna congressuale di questo tema è un dato positivo", "il 3 dicembre si esprime la Consulta, l’8 c’è il congresso. E, da come si capisce, il Senato ormai è orientato ad attendere la Consulta. A me interessa il merito. E su quello siamo in linea", "l’importante è che la legge risponda all’esigenza di rappresentatività e governabilità. Ci sono con il Mattarellum, ma anche con la proposta di Matteo".
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