La Siria non si pieghera’, nemmeno di fronte al rischio di "una terza guerra mondiale". Sono sempre piu’ drammatici i toni usati dal regime, mentre Damasco aspetta il possibile attacco in un clima di violenza ‘ordinaria’. Anche un membro della nazionale di Taekwondo, Mohammad Nehmeh, e’ stato ucciso oggi da un colpo di mortaio, uno dei tanti sparati dai ribelli che nelle ultime settimane piovono quotidianamente sul centro della citta’. E gran parte del Paese e’ rimasto per diverse ore privo di elettricita’ a causa di un attentato compiuto da "terroristi" a linee dell’alta tensione nella regione centrale del Paese, secondo quanto riferito dal ministro dell’Energia, Imad Khamis. "Il governo siriano non cambiera’ posizione nemmeno se ci fosse la terza guerra mondiale, nessun siriano puo’ sacrificare l’indipendenza del Paese", ha affermato in un’intervista all’agenzia Afp il vice ministro degli Esteri Faysal Moqdad. Il regime ribadisce quindi di volersi difendere ad ogni costo e con ogni mezzo possibile da un eventuale attacco americano. E a questo scopo, ha sottolineato Moqad, Damasco ha gia’ adottato ”tutte le misure” necessarie per far fronte a ”un’aggressione”.
"Gli Usa stanno mobilitando i loro alleati in vista di un’aggressione. La Siria ha tutto il diritto di mobilitare i suoi di alleati e questi offriranno ogni tipo di sostegno", ha detto Moqdad riferendosi a Russia e Iran. Per il momento a parlare, insieme ai bombardamenti che – sia pur con obici convenzionali – continuano ad uccidere, sono soprattutto le armi della propaganda. L’opposizione ha detto che uno dei fedelissimi del presidente Bashar al Assad, l’ex ministro della Difesa generale Ali Habib, e’ fuggito in Turchia. Ad affermarlo e’ stato Kamal al Labwani, membro della Coalizione nazionale siriana, che ha detto di averlo saputo da fonti diplomatiche occidentali, dopo che ieri voci analoghe erano circolate su siti del fronte anti-regime. In serata la televisione di Stato ha smentito la notizia, sottolineando che Habib e’ "a casa sua" a Damasco. Habib, che ha 74 anni e si e’ dimesso da ministro della Difesa nell’agosto del 2011, appartiene alla ristretta cerchia degli alawiti piu’ fidati alleati della famiglia Assad fin dai tempi del presidente Hafez. Nel 1973, fra l’altro, partecipo’ alla guerra di Ottobre contro Israele. Sul terreno, intanto, un attentatore suicida del gruppo ribelle Jabhat al Nusra, affiliato ad Al Qaida, si e’ fatto saltare in aria con un’autobomba nei pressi di un posto di blocco dell’esercito all’entrata della cittadina cristiana di Malula, ad ovest di Damasco, controllata dai lealisti. Ne da’ notizia l’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), aggiungendo che dopo accaniti combattimenti i jihadisti si sono impadroniti della postazione, uccidendo e ferendo diversi membri delle forze governative.
L’Ondus riferisce anche di nuovi bombardamenti delle forze del regime su diversi sobborghi di Damasco in mano agli insorti: in particolare Muaddamiya, Daraya e Zamalka. Nel centro della citta’, invece, i residenti attendono con fatalistica rassegnazione l’evolvere degli avvenimenti, ormai quasi abituati ai colpi di mortaio che di tanto in tanto arrivano dalle postazioni degli insorti. Quello che oggi ha ucciso il nazionale di taekwondo e’ piovuto sul centro sportivo Al Fayhaa, nel quartiere di Mazraa, ferendo anche altre sette persone. Mohammad Nehmehm, che aveva 27 anni, aveva vinto tra l’altro la medaglia di bronzo ai campionati della specialita’ per l’Asia occidentale nel 2010 e si stava preparando a partecipare ai Giochi della solidarieta’ islamica in programma in Indonesia.
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