Incredibile attacco di Beppe Grillo nei confronti di Stefano Rodotà, la stessa persona che il Movimento 5 Stelle aveva proposto come unico candidato possibile alla presidenza della Repubblica e che una nutrita quanto improbabile tifoseria aveva acclamato in diverse manifestazioni di piazza. Il cambiamento di rotta nasce dall’intervista a Rodotà pubblicata questa mattina sul Corriere della Sera, nella quale – parlando del risultato elettorale non buono ottenuto dal M5S alle Amministrative – il professore afferma: “Non sono affatto sorpreso. Quando si lavora in Parlamento, non è che di fronte a un emendamento in commissione vado a consultare la rete. Serve un cambiamento di passo, la rete da sola non basta. Non è mai bastata”. Internet può fare molto, ma è la televisione il vero megafono, spiega ancora Rodotà, che guardando alla campagna elettorale delle Politiche di febbraio commenta: “Grillo è partito dalla rete, poi ha riempito le piazze reali con lo tsunami tour. Ma ha ricevuto anche un’attenzione continua dalla televisione. Anche per Obama è stato lo stesso. Si parte dalla rete, ma poi si va oltre”.
Secondo Rodotà alle elezioni amministrative Beppe Grillo è il vero sconfitto, insieme a Silvio Berlusconi, “due grandi comunicatori”.
Cosa avrà detto mai Rodotà? A noi sembra un ragionamento logico, che si può condividere o meno, ma legittimo e certo non pretestuoso. Invece, apriti cielo!, Grillo attacca come al solito chiunque osi minimamente contestarlo: e lo fa da par suo, a suon di epiteti e volgarità. Fra coloro che lo criticano, i “maestrini dalla penna rossa”, indica anche Rodotà, “in prima fila”, “un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo una grande carriera e di rifondare la sinistra”. Non finisce qui: “E’ tornato in grande spolvero il supercazzolaro che non sa nulla né di Ilva, né degli inceneritori concessi alla Marcegaglia”.
Grillo se la prende anche con Renzi – “lo statista gonfiato” -, Veltroni – “riesumato per discettare delle elezioni, forte della sua esperienza di averle perse tutte, ma proprio tutte” -, Finocchiaro – “che vuole fuorilegge il M5S, accampata in Parlamento da 8 legislature” -, Pippo Civati – “che non ha fatto i nomi dei 101 che hanno affossato Prodi, che vive in un partito che succhia da anni centinaia di milioni di finanziamenti pubblici, ma però è tanto buonino”; secondo il comico genovese “tutti maestrini che vedono la pagliuzza negli occhi del M5S, pagliuzza che spesso non c’è neppure, e non hanno coscienza della trave su cui sono appoggiati".
L’attacco a Rodotà è davvero di una volgarità estrema. Una mancanza di rispetto verso il professore che non ci saremmo mai immaginati. Ma è proprio questo lo stile di Grillo e del suo Movimento: adulare e “incastrare” chiunque faccia comodo al M5S, per poi scaricarlo un minuto dopo, quando non serve più, oltre tutto prendendolo a calci e pugni in faccia (metaforicamente, s’intende). I toni usati vanno oltre il limite dell’educazione e del rispetto, ma cio’ che sorprende veramente e’ la sfacciata incoerenza del giudizio, il passaggio immediato dall’agiografia del personaggio il cui nome – Ro-do-tà, Ro-do-tà – era scandito a mo’ di simbolo stesso del Movimento, alla spietata esecuzione mediatica. Mefistofelica rappresentazione di una parabola politica semplicemente surreale. Gli italiani sapranno trarre da queste vicende le giuste conclusioni. Il M5S non è la soluzione dei problemi del Paese, ma solo una distrazione. Che non durerà oltre lo spazio di una legislatura.
Discussione su questo articolo