La barca scivola via leggera, come i 48 anni e le sue otto olimpiadi che non si sente addosso. Josefa Idem vola in finale. Anzi fila diritta e lieve, sull’acqua del bacino di Eton dove tutto appare nobile e senza peso. Invece e’ una piccola grande impresa. Stavolta non e’ oro argento o bronzo, almeno non ancora perche’ lei per venerdi’ avverte tutti, ‘in mente ho solo la vittoria’. Stavolta e’ la finale della canoa K1 500, raggiunta contro i pronostici e oltre ogni limite, l’eta’ sopra tutti. ‘Avevo tante ansie, poi mi sono detta ‘tutte cavolate’. E la mia barca e’ andata leggera: ho provato la stessa sensazione di quando avevo 15 anni e dovevo solo soffiarla via con le mia braccia piccole. Si’, il mio segreto oggi e’ la leggerezza’.
Sembra uno spot, troppo bello per essere vero. Ma alla gara di chiusura della sua carriera olimpica – chissa’ Rio, sussurra sornione il marito allenatore Guglielmo Guerrini – Idem arriva con una semifinale stravinta in rimonta, fino all’urlo liberatorio che ricorda quello per l’oro di Sydney. E con tanta voglia di stupire ancora. ‘Adesso me la gioco fino in fondo’.
Non conta il tempo, 1’52’232 che e’ il settimo del lotto di otto pretendenti al titolo dello sprint, e neppure l’anagrafe dove infligge a tutte tra i 13 e i 25 anni di distacco. Josefa ha gareggiato senza il favore del vento concesso alle altre; ha sfruttato al meglio ‘la velocita’ in partenza della portoghese Portela e quella finale della Ponomarenko’, due ragazze al suo confronto; ha riscoperto di essere ‘un animale da gara nella sfida che conta, quella olimpica’ dopo due anni a suo dire ‘schifosi’. Soprattutto ha dimenticato di aver cominciato a pagaiare per il podio gia’ a Los Angeles ’84, ma lo ha fatto tornar bene in mente alle altre.
‘Penso che tutte, giovani e meno giovani, lo sappiano: io ci sono sempre – racconta la piu’ longeva olimpica dello sport azzurro – Qualche volta le deludo. Spesso le sorprendo’. Non ha mai pensato di non riuscirci piu’, all’eta’ in cui in Italia ci si puo’ sentire degli esodati. ‘Anzi, oggi vivo la mia Olimpiade piu’ tranquilla’; ha deciso di non fare dello sport la sua vita, ma di vivere e pagaiare per il podio. A Sydney festeggio’ l’oro inseguito con caparbieta’ con il piccolo Janek sulle gambe e il suo Power Ranger in mano; ora il maggiore dei due figli che la seguono sempre (‘la tedesca Augustin-Wagner favorita e’ fuori? Non aveva il suo bambino con lei’) smanetta su tablet e iphone. Eppure per lei il tempo non passa. Quest’altra Olimpiade l’ha preparata in altura, in compagnia di tre ragazzi della canoa, tutti diciottenni, Giorgio, Federico e Federico, ‘per non andare fuori di testa a lavorar da sola; e poi con la loro gioventu’ hanno forza esplosiva nella gambe, quello che mi serve’. Oggi invece a Eton Dorney e’ esplosa la sua forza di agonista, quella dove si rifugia sempre per non rimanere incastrata nello stereotipo di manifesto del politically correct. ‘Sono andata oltre ogni limite. Mi sono lasciata trasportare dall’entusiasmo del pubblico, tifavano la loro 23enne Rachel Cawthorn – racconta ancora – Hanno spinto la sua gioventu’, e anche me. Di solito prima della gara non dormo, ma quando ho letto che Jessica Rossi ci era riuscita mi sono detta ‘se lo fa una ragazzina di 20 anni perche’ non io che ne ho 48?…’. Certo, una finale B alla mia ottava olimpiade non l’avrei accettata, Guglielmo mi diceva: i tempi non vanno, la barca si’. E allora ho scelto di essere leggera, e ho ritrovato la stessa sensazione di quando ero una ragazzina. Ora mi godo la sinfonia. E mi gioco tutto per il podio’.
Con la consapevolezza di aver fatto un’impresa e di volerne subito un’altra, assicura per venerdi’ ‘di avere sensazioni bellissime: ho ritrovato lo scivolamento della mia barca come quando ho cominciato il mio sport’. Due metri piu’ in la’, Guerini spiega questa campionessa atipica, le frequenze cardiache alte e un ‘cuore piccolo, piu’ della media di un atleta’. Che pero’ si gonfia per l’altra faccia azzurra di questa Olimpiade: ‘La notizia di Schwazer mi ha choccato, mi e’ venuto da piangere come fosse un lutto: ma perche’ lo ha fatto? Non e’ cosi’ che si dura a lungo, nello sport’. Non e’ cosi’ che si pagaia leggeri per otto olimpiadi, inseguendo il tempo e un’altra medaglia.
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