Negli ultimi giorni numerose persone ci hanno telefonato o si sono presentate in redazione chiedendo informazioni più precise sulle sentenze della Camera di Appello Civile e Commerciale di La Plata e di un giudice di Mar del Plata, che hanno ordinato alla Banca Centrale dell’Argentina di pagare a due anziane beneficiarie di pensioni INPS i 400 euro che percepiscono mensilmente in euro, oppure di consentire loro di acquistare tale quantità di valuta, senza richiedere ulteriori autorizzazioni, pagando loro i pesos indispensabili per tale acquisto di valuta nel mercato ufficiale. (…)
Diciamo subito però che, per varie ragioni, non si tratta di una grande novità. Anzitutto perché nel sistema giuridico argentino, "una rondine non fa primavera", cioè, in principio ogni sentenza si riferisce al caso specifico di cui si occupa il tribunale. Nel caso che ci fossero varie sentenze dello stesso tenore, su una questione uguale, le varie sezioni di una corte di appello (che qui si chiamano "salas") potrebbero emettere una sentenza valida per tutti i casi e a quel punto l’autorità (in questo caso la Banca Centrale) dovrebbe adeguarsi. Ma non é cosí in questo caso. Ci sono state alcune poche sentenze favorevoli ai pensionati (almeno quattro), ma sono state contestate in appello dalla Banca Centrale, alla quale le Corti d’appello hanno dato ragione. Cioè, hanno detto che il governo ha il diritto di "pesificar" il pagamento delle pensioni italiane.
Come dicevamo, le sentenze di La Plata e di Mar del Plata sono per adesso dei casi isolati. Inoltre non è detto che la Banca Centrale non faccia ricorso contro di esse. Quindi gli oltre trentamila pensionati INPS dell’Argentina, per adesso non devono farsi molte illusioni.
In questi giorni e in ragione delle notizie sulle citate sentenze, siamo tornati a parlare di questo argomento con tanti addetti ai lavori: patronati, dirigenti, funzionari, politici, ecc. La risposta, praticamente unanime é stata che non c’è niente da fare. Nei loro uffici viene sottolineato, con una smorfia di rassegnazione, che il pagamento delle pensioni straniere nella moneta locale é una prerogativa che hanno gli Stati: “in tutto il mondo si paga nella moneta locale”, affermano. Per questo motivo, dicono, poco o niente si può fare, al di là degli appelli alla buona volontà delle autorità argentine, che evidentemente sono andati a vuoto.
L’Argentina con le pensioni INPS fa un buon affare a spese dei pensionati italiani che non hanno la possibilità di aggirare il "cepo" valutario stabilito dal governo locale, come ha invece chi ha un conto all’estero o può chiedere di riscuotere la pensione in Italia. L’INPS, l’Italia, fa arrivare a Buenos Aires gli euro necessari per pagare per intero ognuna delle pensioni, accollandosi tutte le spese. La Banca Centrale dell’Argentina stabilisce il prezzo che crede conveniente per acquistare quella valuta. E quindi paga ai nostri pensionati il prezzo per ogni euro che ritiene più conveniente.
L’argomento é stato fatto proprio anche dalla titolare della Farnesina. Emma Bonino, infatti, ha detto, rispondendo all’on. Mario Borghese (MAIE), che sulle iniziative per consentire ai cittadini italiani residenti in Argentina la riscossione della pensione in euro è stata riscontrata "una posizione di chiusura netta da parte delle autorità argentine che non hanno lasciato nessuna possibilità né apertura per una revisione della loro decisione".
Ma non solo. Secondo il ministro degli Esteri dell’Italia, non é possibile mettere in pratica la proposta dell’on. Merlo di pagare le pensioni presso le sedi consolari. Allo stato, ha aggiunto, "la riscossione in euro di pensioni presso la rete consolare argentina non è percorribile, perché i nostri consolati non possono adottare misure che comportano violazioni della legge”.
Una proposta, spiegò a suo tempo il deputato residente a Buenos Aires, che prevedeva il pagamento in euro, con una piccola trattenuta dell’1 o 2 per cento, per affrontare le spese necessarie per eventuali adeguamenti delle strutture consolari e per il pagamento di nuovo personale da assumere, per occuparsi delle operazioni di cassa.
La proposta praticamente non è stata presa in considerazione, ma nemmeno il MAIE ha fatto granché per farla conoscere o per promuovere il dibattito su di essa.
Anche l’ex senatore Caselli (PdL, poi candidatosi con un proprio movimento, ndr) lanciò la sua idea: aprire un conto in Italia o a Montevideo per ogni pensionato sul quale versare mensilmente il beneficio. Nessun dibattito o risposta nemmeno in questo caso.
C’è chi ha proposto di tornare al pagamento tramite assegni in euro. Oltre dieci anni fa i pensionati ricevevano a casa, per posta, l’assegno – allora in dollari – su una banca di New York. Chi aveva un conto all’estero aveva la possibilità di depositarlo. Chi non lo aveva, poteva venderlo a una banca o a una casa di cambio valuta. Il sistema fu cambiato quando cominciarono i furti degli assegni o le rapine nelle case dei pensionati che venivano "scoperti" dai malavitosi dalle soffiate di qualche postino ingenuo o infedele. Oggi però si rende necessario un dibattito, delle iniziative, degli interventi intelligenti ed efficaci.
Gli oltre trentamila pensionati INPS in Argentina subiscono una ingiusta decurtazione delle loro pensioni da parte dello Stato argentino. Per di più, a causa delle statistiche del governo locale, considerate inaffidabili dall’opposizione, da tanti governi provinciali, dagli organismi internazionali ecc, l’INPS nel ricalcolare i pro rata degli anni passati, sta riducendo le pensioni e reclamando indebiti. In sintesi, l’INPS, cioè l’Italia, paga e il governo argentino ci guadagna, ma non per questo prova riconoscenza o concede niente nei rapporti con l’Italia o con la nostra comunità (vedi monumento a Colombo).
Perdono gli anziani emigrati beneficiari di quelle misere pensioni (in media inferiori a 250 euro mensili), nell’indifferenza o nella rassegnazione di governo italiano, diplomatici, parlamentari, patronati, Comites, consiglieri del Cgie, e dirigenti di collettività. Non pochi tra loro ritengono che questa sia una battaglia persa. Una beffa da dimenticare.
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