Aldo Sauro negli Stati Uniti ci è arrivato quando aveva 13 anni, dalla Calabria, con il padre. Due anni dopo furono raggiunti da tutta la famiglia. Una storia come ce ne sono tante, ma adesso che Aldo Sauro di anni ne ha settanta, è protagonista di un’altra avventura, più piccola, ma al tempo stesso speciale.
Siamo in Pennsylvania, a Pittsburgh, in uno dei tanti ‘Farmers Market’ che negli States stanno crescendo a ritmo vertiginoso.
Sono i mercatini che si svolgono generalmente la domenica o il fine settimana, dove i piccoli produttori portano il frutto del loro lavoro. Frutta, verdura, marmellate, conserve, c’è un po’ di tutto, ma sono tutti prodotti fatti in casa o nell’orto, o comunque frutto del lavoro di piccole aziende agricole. È la riscoperta, negli Stati Uniti, di qualcosa che esuli dai prodotti industriali, c’è la voglia di andare a vedere cosa vuol dire far crescere il pomodoro in giardino e poi soprattutto cosa voglia dire mangiarlo. Un ritorno al passato che ha in Aldo Sauro uno dei piccoli, ma importanti protagonisti.
Sauro, uno dei sempre più numerosi ‘urban farmers’, agricoltori urbani, al mercato porta i suoi lamponi, che sono come gemme, perfetti per dolci e torte. Poi le fave e i fagioli. "Quest’anno – racconta – i fagioli sono perfetti, meglio della bistecca. Da dove vengo io, tutti li amano. È difficile farli crescere qui, ma io ci riesco".
Sauro, calabrese, ora vive a Carrick, ricorda ancora la sua terra: "Ho una sola parola per descriverla: bella". Così la racconta, ma dalla Calabria, dalla terra italiana, si è portato dietro l’amore per la campagna, che ha poi trasmesso ai suoi prodotti. "Anche se la Calabria è povera – aggiunge – siamo abituati a mangiare il meglio".
Ecco quell’orgoglio che si porta dietro e se mangiare bene in Italia poteva essere, almeno una volta, normale, lo si può fare anche negli Stati Uniti, ma c’è bisogno della tradizione nostrana. Se la Calabria è terra di pregiate salsicce, frutta, vino e tanto altro, ecco che quella tradizione gli emigranti se la sono portata dietro anche in America.
"Mio padre – ha spiegato Aldo Sauro – con quel cibo ha cresciuto sette figli". Ecco allora che Calabria e Pennsylvania, per quello che è possibile, si uniscono. "La sua famiglia – racconta Fenice Mercurio, una conoscente – era di macellai e suo padre comprava capre e pecore da noi. Mia madre conosceva la sua e le loro mamme erano amiche". E Aldo Sauro, ma anche Fenice Mercurio, in Pennsylvania non hanno dimenticato le loro origini.
Sauro ha il suo orto, la famiglia Mercurio anche: uno talmente ricco e bello che potrebbe anche essere scambiato per qualche angolo della Calabria. Parlando, tra un italiano e l’altro della Pennsylvania, ecco che si viene allora a scoprire una nuova (ma solo perchè adesso se ne viene a conoscenza) tendenza: quella di coltivare frutta e verdura nei piccoli campi, raccoglierla e portarla al mercato. E se si faceva una volta nei piccoli paesini della Calabria e italiani, adesso lo si fa anche negli Stati Uniti. E a Pittsburgh è stato fondato l’Italia Garden Project, la cui missione è di celebrare la gioia e la saggezza insita nella tradizione dell’orto, preservare questo patrimonio dimostrando la sua importanza per ricollegarsi con il cibo, la famiglie e la terra.
"Sauro e la famiglia Mercurio – spiega Mary Menniti dell’Italian Garden Project – sono molto orgogliosi delle loro tradizioni agricole. Devono lavorare duro, se non lo facessero non si rispetterebbero più. E poi c’è anche soddisfazione nel produrre e poi mangiare il proprio cibo". Così la tradizione italiana sta diventando italo-americana. Mary Menniti, origini casertane, ha ideato l’Italian Garden Project e presto è stata seguiti da altri italiani che ormai da anni si sono trasferiti negli States: e gli orti a Pittsburgh e dintorni si sono moltiplicati.
Ecco allora Giovanni e Maria ‘Marietta’ Macchione, emigrati nel 1962, da Falerna, in provincia di Catanzaro, ma adesso zappano l’orto a Sewickley come Michele Vaccaro e Tommaso e Tommasini Floro, calabresi compaesani, poi Giovanni Ciccone di San Demetrio ne’ Vestini, provincia dell’Aquila, coltiva ad Ambridge, Bruno Garofalo, di Petrella Tifernina (Campobasso), vive a Pittsburgh, ma del progetto fanno parte anche Nicola e Filomena Collicchio, sono originari di Isernia, negli USA vivono a Willoughby Hills, nell’Ohio e Teresa Russo tarantino, da Villanova (Cosenza) al Bronk. Poi ancora Francesco e Vittorio, da Maierato, in provincia di Vibo Valentia a Pittsburgh, Domenico Carpico da Sora (Frosinone) a Jefferson Hills e con loro tanti altri, tutti con la stessa passione, una voglia poi che in fretta sta contagiando anche chi non ha origini italiane. C’è voglia di ritrovare il sapore della terra anche negli Stati Uniti.
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