"Credo sia evidente che il mandato e l’intensità della missione Triton devono essere ampliati, perché le attuali modalità operative non consentono di intervenire dove e quando è necessario e l’onere dei soccorsi continua a gravare sui singoli Paesi e sui mercantili privati che, in virtù delle norme internazionali, spesso si incaricano a proprie spese delle operazioni di salvataggio". A dirlo è stato il presidente del Senato Pietro Grasso, in occasione dell’assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo – che si è svolta a Lisbona – su "Immigrazione, asilo e diritti umani nella Regione Euro-Mediterranea".
Per Grasso, poi, "è necessario rivedere le regole per garantire asilo ai profughi, distribuendo il peso fra i diversi paesi secondo criteri obiettivi, equi e solidali". Per il presidente del Senato il tema dell’immigrazione richiede "per prima cosa la comprensione delle dinamiche più profonde dei fenomeni in corso e delle loro cause immediate e remote, attraverso diverse chiavi di lettura: storiche, politiche, geopolitiche, economiche, sociali, giuridiche".
Il presidente del Senato ha sottolineato quindi come "i fori di cooperazione parlamentare" debbano abbattere "le dicotomie ‘noi-loro’ che avvelenano le nostre opinioni pubbliche e la politica più superficiale e ci aiutino a prendere coscienza che nessuno può fare da solo e nessuno può ritenersi al riparo". Tra i dati citati, quelli dell’agenzia Onu per i rifugiati: nel 2014 210.000 migranti hanno tentato di attraversare il Mediterraneo (80% di tutti gli ingressi irregolari in Unione Europea); sempre nel 2014 almeno 3.500 persone hanno perso la vita nel nostro mare "e sono già molte centinaia i morti in questi prime mesi dell’anno"; la rotta del Mediterraneo centrale riguarda il 60% degli ingressi in Europa e interessa soprattutto l’Italia (170.000 persone, fra i quali 13.000 minori non accompagnati), la Grecia (43.000), poi la Spagna, Malta e Cipro. "Le cause profonde di questo esodo sono i conflitti, le persecuzioni, la barbarie dei Paesi di provenienza dei migranti: Siria, Mali, Nigeria, Eritrea, Corno d’Africa", ha aggiunto Grasso. Per il presidente di Palazzo Madama "non siamo in grado di stabilizzare rapidamente i focolai di guerra in Siria, in Libia, in Yemen e altrove; e di determinare presto condizioni di vita e governo accettabili in Somalia, in Eritrea e in altri luoghi".
Per questo nel frattempo possiamo è necessario "soccorrere chi fugge da violenze, fame e disperazione e garantire accoglienza ai profughi (sono un milione secondo stime delle Nazioni Unite), che in questo momento si trovano sulla sponda sud e attendono di tentare la traversata". Inoltre, "occorre dare avvio ad una profonda azione di stabilizzazione politica delle crisi, a partire dalla Libia, e di sostegno allo sviluppo". Sulla qustione Libia Grasso ha continuato: "deve essere affrontata dalle Nazioni Unite, dall’Unione e dai Paesi della regione con un impegno unitario. L’obiettivo ineludibile è promuovere una soluzione politica: precondizione per la cooperazione con le parti in causa è la costituzione di un governo di unità nazionale che ponga fine alle ostilità militari". Per Grasso, in tema di immigrazione, finora "è mancata una strategia: abbiamo affrontato questo fenomeno con approcci parziali, stagionali, cercando di arginarlo senza mai affrontarne le complesse implicazioni con una visione d’insieme e di medio-lungo termine". Infine, per il presidente di Palazzo Madama, "i Paesi più fortunati devono considerare l’immigrazione come una grande risorsa ideale prima ancora che economica e demografica: un’occasione preziosa per edificare comunità più coese, più plurali e inclusive. In questo lungo percorso non dobbiamo temere le contaminazioni, la diversità".
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