Nelle librerie uscirà venerdì, con il titolo “Il suicidio". Scritto per Melampo da Edmondo Rho, inviato di ‘’Panorama’’, autore con Glauco Maggi di “Oltre i Bot” (Sperling & Kupfer), con una analisi spietata e completa sui retroscena del declino del centrodestra, in calo inarrestabile di consensi e di credibilità, dilaniato dallo scontro tra Berlusconi e Tremonti e da mille faide interne e scandali di portata nazionale.
Come in un’antologia tragicomica, si inseguono i più emblematici autogol segnati da Silvio Berlusconi e dai luogotenenti di un centrodestra invecchiato e incattivito: da Milano a Napoli, da Trieste a Cagliari. Ed è Milano, la capitale economica e finanziaria, la patria del berlusconismo, a reagire per prima. Ma e’ un segnale che vale per l’Italia, per un Paese stanco che non vuole essere trascinato a fondo.
Al netto dell’armata di lenoni, pregiudicati, puttane, spacciatori, affaristi e truffatori accolti amorevolmente nel "cerchio magico" del premier e dell’imperversare delle cricche sotto l’ala di palazzo Chigi con l’efficiente coordinamento di Gianni Letta, "Il suicidio" ripercorre tappa per tappa il crescendo di autolesionismo. Un farsi del male cosciente, come dimostrò già il comizio del 7 maggio scorso quando il premier disse parlando di se stesso in terza persona: "Se per caso questo presidente del consiglio viene fuori a Milano con meno di 53 mila preferenze tutta la sinistra sinistrata d’Italia mi fa il funerale". Ne prese poco più della metà.
Insomma, il sociologo tutt’altro che comunista Edmondo Rho, porta avanti la stessa tesi di Elena G. Polidori, autrice del libro “Berlusconi e la fabbrica del popolo”, secondo cui il Cav. ha fatto ormai il suo tempo. L’attacco ai giudici comunisti di fronte a un Obama allibito e i comizi davanti al palazzo di giustizia milanese, l’allarme “zingaropoli” e la scommessa (persa) sull’ossessione delle moschee in procinto di invadere l’Italia. Il crollo a valanga dell’impero, tra processi e scandali sessuali, passa dai casi Ruby o Tarantini come dalla vicenda P4 che fa tremare il Palazzo: sono i capitoli di un lento, inesorabile declino.
Scrive Pisapia nella prefazione (che comunque non trasforma il libro in un testo comunista), che “stiamo riscrivendo l’alfabeto della democrazia” e ne abbiamo bisogno “per lasciare alle spalle il panorama di rovine” che oggi contraddistingue il Nostro Paese. La tesi più originale e comune fra questo ed il libro della Polidori, è che anche Internet ha contribuito ad declino del Cavaliere cominciando a minare la forza persuasiva della televisione, che era stata il cuore del progetto (e della egemonia culturale) di Berlusconi e del berlusconismo.
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