Ignazio Marino, intervistato dall’Unità, parla della situazione che vive Roma dopo lo scandalo di Mafia Capitale: “Posso solo dire ciò che ha detto il procuratore Pignatone in Commissione Antimafia. C’è una netta differenza tra l’epoca della giunta Alemanno e l’epoca della giunta Marino. Con Gianni Alemanno la criminalità era riuscita a raggiungere i vertici della classe dirigente capitolina, con me le porte si sono chiuse”.
"Certo – prosegue il sindaco di Roma – il lavorio della criminalità, la pressione sulla componente amministrativa è continuata, ma nessuna delle persone che oggi siedono nella mia giunta posso essere avvicinate. Il procuratore Pignatone ha parlato di una criminalità autoctona, diversa da quella di Palermo dove si spara e si uccide. A Roma parliamo di una criminalità che si è accomodata al tavolo insieme a una parte di imprenditoria non perbene, a una parte di politica non perbene. Per spartirsi la torta non c’è stato bisogno di minacciare. Per portare a casa un affare tutt’al più c’era bisogno di aspettare i tempi lenti della burocrazia". E aggiunge: "Credo che tutto quello che abbiamo fatto abbia chiamato a raccolta forze positive che in questo momento si stanno stringendo quasi in un patto ideale per cambiare la città. La Procura, il prefetto, la giunta, le forze dell’ordine. Persino il Papa che dice: Roma ha bisogno di un rinnovamento".
Marino spiega di avere “un ottimo rapporto anche umano” con Matteo Renzi, “un ottimo dialogo. Gli interlocutori principali nel mio lavoro quotidiano sono stati in una prima fase il ministro Padoan, il sottosegretario Delrio e il sottosegretario Legnini. Ora ho un dialogo quotidiano con Claudio de Vincenti. Diciamolo chiaro, io il piano di rientro senza l’aiuto di tutte queste persone non sarei riuscito a scriverlo. Il rapporto con il team del governo è solido".
Mollare? "Mai. Anche dopo le minacce a me, a mia moglie, a mia figlia. Certo vorrei tornare a muovermi in bici. Vivere sotto scorta mi pesa molto. Ma mi sento come quando in sala operatoria hai tolto il fegato al paziente. Il sangue va in una circolazione extracorporea e devi montare quello nuovo, sai che ogni punto deve essere messo millimetricamente al posto giusto. In 40-45 minuti hai finito, l’organo riprende a funzionare. I parenti che aspettano da ore non lo sanno ancora, ma tu già lo sai che ce l’hai fatta. Io mi sento in corpo l’adrenalina di quel momento. Il giro di boa è avvenuto. Ora dobbiamo fare capire alla città quale cambiamento culturale c’è stato. E’ il momento in cui mi sento meglio. So che tra poco le buche delle strade saranno tappate, arriveranno i nuovi autobus, verranno inaugurate più scuole per l’infanzia, avremo la possibilità di curare il verde e potare gli alberi senza arricchire la criminalità. Metteremo mano alla viabilità. Ora la città può cambiare".
Marino assicura di essere pronto a mettere mano alla giunta: "Ci guarderemo negli occhi, chiederò ai miei assessori chi se la sente di triplicare gli sforzi, e chi no". E aggiunge: "Faremo cambiamenti radicali. Ma non mi concentrerei esclusivamente sulla giunta. Abbiamo bisogno di figure forti in alcune postazioni”.
"Voglio raccontarle una cosa che non ho mai detto. Nel luglio del 2013, appena insediato, appena capito che nelle casse capitoline c’era un buco di 867 milioni di euro, scrissi una lettera preoccupata al presidente del Consiglio Enrico Letta. Volevo un intervento della Guardia di Finanza, perché la situazione era grave. Come era stato possibile che si fosse creato questo disavanzo quando il governo Berlusconi aveva azzerato il debito storico della capitale e aggiunto un extra di quasi 500 milioni l’anno per tre anni, mettendo Alemanno nelle condizioni ideali per un rilancio straordinario della città? Abbiamo ricevuto un documento dalla Corte dei Conti. Racconta di 2mila stabilizzazioni di personale contro la legge, di personaggi chiamati a gestire aziende, come Panzironi, noto per lo scandalo di parentopoli. Panzironi l’ho allontanato io, è stato arrestato due anni dopo. Insomma ho avviato un lavoro amministrativo con un gruppo di ispettori della Finanza che correva parallelo, e io non lo sapevo, a quello della magistratura".
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