I presidenti della due Camere, Pietro Grasso e Laura Boldrini, proprio nel giorno in cui il Senato inizia l’esame del ddl anticorruzione tanto voluto dallo stesso Grasso, si sono ritrovati a Montecitorio, insieme al capo dello Stato Sergio Mattarella, per un convegno sulla lotta alla criminalità organizzata. Grasso e Boldrini ne sono convinti: serve un salto culturale, certo, per sconfiggere un fenomeno che come quello mafioso ha saputo negli anni reinventarsi nei modi, negli affari, perfino nei luoghi in radicarsi, ma il primo passo può e deve arrivare dalla politica.
"Tutti conveniamo sul fatto che quella contro le mafie sia anche una battaglia culturale e che lo Stato non la potrà vincere se alla meritoria azione repressiva delle Forze dell’ordine, all’incessante attività della magistratura e al miglioramento costante degli strumenti normativi, non si accompagnerà il sostegno alla mobilitazione collettiva, il supporto alle migliori energie della società civile e, soprattutto, la formazione delle giovani generazioni" ha spiegato Laura Boldrini.
Stesso concetto espresso da Grasso, per il quale "la presenza delle mafie in economia non è fenomeno nuovo. Ciò che negli ultimi anni ha cambiato lo scenario sono le nuove opportunità connesse alla prolungata crisi economica mondiale, che ha indotto le mafie a perseguire l’accumulazione di ricchezza sempre meno attraverso le tradizionali attività di tipo predatorio-parassitario, e molto più mediante investimenti in mercati legali e acquisizioni di imprese in dissesto". E qui Grasso inserisce un primo punto politico: "a fronte del consistente rischio di gravi sanzioni penali connesso ai tradizionali mercati illegali (droga, estorsioni, traffici), fra i criminali è considerazione comune (purtroppo fondata) che sia estremamente improbabile incorrere nella repressione e quindi più redditizio effettuare operazioni nell’economia legale, per via delle grandi difficoltà del controllo statuale sul riciclaggio e sull’origine dei patrimoni illeciti. Qui vorrei segnare un primo punto politico. Per contrastare le mafie la politica deve fare una scelta di campo chiara e inequivocabile contro l’economia sommersa, il riciclaggio, i capitali illeciti, l’evasione fiscale, i delitti societari".
Poi c’è il tema della diffusione anche al Nord della mafia. "Oggi non possiamo più negare, come qualcuno ha fatto fino a poco tempo fa, che le mafie hanno esteso la loro presenza anche in territori diversi da quelli in cui hanno avuto origine".
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