L’atteggiamento del nostro primo ministro Matteo Renzi, alla guida quasi autoritaria di un governo confuso e inadeguato, è quello di un uomo volitivo e sicuro di sè nei suoi progetti riformatori pure apprezzabili, che si scontra quotidianamente con la realtà e rischia di arrivare a rendersene conto a tempo scaduto.
L’ipotetica maggioranza di cui gode stenta a coagularsi per realizzare gli obiettivi che questo esecutivo si era proposto al momento del suo insediamento, e ciò costituisce un vero e proprio pericolo per le sorti di una Nazione che abbisogna urgentemente di un governo forte, capace e duraturo, che non può permettersi di fallire.
I tempi indicati dal giovane condottiero per realizzare tutte le riforme previste, necessarie ed inderogabili, si dilatano di giorno in giorno, mentre le condizioni economiche peggiorano ulteriormente. Le modalità con le quali si dovrebbe procedere non possono essere quelle a cui il nostro caro Renzi è abituato, dando esecuzione al suo pensiero attraverso l’uso del cliccare; perchè queste modalità non sortiscono che effetti virtuali divertenti ma inutili, e si scontrano con una situazione concreta ben diversa che alimenta delle vere e proprie guerre fratricide.
Il patto del Nazareno, su cui il nostro Renzi presuppone si possa concretizzare una convergenza adatta a tutte le circostanze e a tutti i commensali, è avvolto da nuvole e da possibili temporali i cui effetti potrebbero decantarsi, vanificando le aspettative. Quindi, con il concorso irresponsabile e generalizzato di tutta la classe politica attuale, incapace nel suo seno di dare priorità al suo compito di agire solo ed unicamente nell’interesse della Nazione, ogni giorno che passa, ogni vano tentativo, ne mette in pericolo le sue sorti. Al bisogno di coesione per il superamento di una crisi di proporzioni epocali, si contrappone un’azione di disgregazione, che vanifica tutti i sacrifici sopportati dalla collettività.
Manca una politica chiara, univoca, capace di guardare nell’unica direzione che giustifichi la sua stessa ragione d’essere. Speriamo che il mese d’agosto, che appare all’orizzonte insolitamente laborioso per i nostri parlamentari, porti consiglio ai rissosi e si concluda con qualcosa di utile. Settembre è alle porte, e non saranno le riforme istituzionali di là da venire a cambiare la faccia del nostro Paese martoriato. Priorità al lavoro. E alla dignità della persona.
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