"Abbiamo un’unica chance, prendere ora, qui e adesso l’occasione della timida ripresa che si sta affacciando, per fare l’unica cosa che possiamo fare: cambiare profondamente il nostro Paese". E’ questo il senso del lungo intervento del premier Matteo Renzi oggi alla Camera in replica al dibattito sulla fiducia al suo governo che si è svolto a Montecitorio per tutta la giornata.
Renzi ha ripercorso tutti i punti del suo programma illustrati ieri in Senato, cercando quella chiarezza che in molti gli avevano rimproverato mancasse nelle sue parole a Palazzo Madama. E così, rispetto all’annunciata riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale, ha precisato che "era in miliardi e non in percentuale", e all’ilarità manifestata nell’emiciclo di Montecitorio, ha risposto piccato: "Giustamente se si riducono di 10 miliardi le tasse c’è l’ironia".
Stesso piglio per il previsto sblocco dei pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione, sblocco che "deve essere totale" e "deve costituire uno shock come è accaduto in Spagna". In polemica con il Movimento Cinque Stelle, il premier ha riservato un passaggio anche al "pluralismo" interno al suo partito e ha sottolineato come quando ha perso le primarie con Pierluigi Bersani "lui non mi ha espulso e il fatto che Bersani sia qui avendo idee diverse dalle mie su molte cose è un segno di stile e rispetto non personale ma politico". "Noi siamo il Pd", ha spiegato, e "nel Pd non abbiamo un confronto formale. Quando c’è da discutere, confrontarci e litigare lo facciamo. Comprendiamo la difficoltà di capire una cosa complicata, si chiama democrazia interna, è una cosa positiva, provatela anche voi, non fa male e consente di essere delle persone migliori".
Renzi è tornato anche sulla sua assunzione di piena responsabilità dell’azione di governo per dire che sì, ha apprezzato l’intervento del collega di partito Stefano Fassina ("Se perderemo questa sfida perderemo tutti"), ma "se riusciremo a fare quanto promesso, avremo fatto il nostro dovere" altrimenti "la responsabilità sarà di chi guida il governo, non è coraggio ma è realismo".
Il premier ha puntato il dito sull’Unione europea ("non dà speranza") e si è augurato "un’Europa in cui l’Italia non va a prendere la linea, ma fornisce un contributo fondamentale". "O noi trainiamo l’Europa – ha spiegato – o non avverrà lo stimolo di cui ha bisogno" e comunque c’è la necessità di metterla "profondamente in discussione durante il semestre di presidenza italiana". Anche se per far questo, naturalmente, l’Italia "deve fare" la riforma elettorale, sciogliere i nodi della riforma istituzionale sul bicameralismo, il Titolo V e rapidi interventi su fisco, Pubblica amministrazione e giustizia.
Infine una citazione di Gilbert Keith Chesterton: "Il mondo non finirà per la fine delle meraviglie, bensì per la fine della meraviglia". Ma "un Paese che ha 5 milioni di volontari, imprenditori che fanno innovazione, che ha la seconda manifattura d’Europa, un Paese così – ha concluso Renzi – non finirà per mancanza di meraviglie ma per mancanza di meraviglia".
Discussione su questo articolo