Batti e ribatti ci sono riusciti, ed apparentemente per ora hanno vinto. La grande coalizione dei vetero, neo ed excomunisti. Dei cattolici con vocazione ad affollarsi a sinistra. Dei magistrati democratici che ordinano centomila intercettazioni contro un sol uomo. Dei sindacati sempre pronti a manifestare contro il governo. Degli editorialisti di giornali, che rappresentavano la borghesia più operosa, e che da tempo sono schierati e collaborano alle campagne di gossip e alle fuorvianti denunce di leggi ad personam. Dei parlamentari dalla giravolta facile, a cui l’Italia importa meno di un fico secco, visto che pensano solo alla propria poltrona e a quella che, per nostra disgrazia, occuperanno nel prossimo futuro. Insomma, l’ammucchiata di coloro che in realtà sono tra le cause principali dei nostri guai, ha ottenuto il risultato perseguito con una tenacia degna di miglior causa. Ed ora? Viene da domandarsi contro chi potrà esercitare la sua acrimonia il Gramellini, adesso che, andando da Fazio, è rimasto senza il suo pressocchè unico bersaglio. Come farà d’ora in poi l’onorevole Di Pietro, lui che è accesso-d’ira-dipendente, a farsi montare la rabbia e a farsi venire gonfie le vene del collo, lui che, come tanti altri, è rimasto orfano del Cavaliere. Cosa d’ora in poi potrà uscire dalla bocca di Bersani, adesso che gli si è rotto il disco del “faccia un passo indietro”.
Hanno voluto far saltare il governo senza curarsi della crisi economica, che imperversa sull’Occidente da quando, nel WTO dell’anno duemila, sono state aperte troppo in fretta e senza adeguate condizioni le nostre frontiere alla Cina, condannando così gran parte delle nostre imprese al fallimento o alla chiusura. O forse vogliamo pensare che in Italia la chiusura di migliaia di aziende nell’ultimo decennio sia per colpa di Berlusconi? (E vedrete che qualche disgraziato tenterà ancora di farcelo credere). L’Europa ci chiede, o per meglio dire ci ordina, maggior flessibilità del lavoro, ma nessuno si ricorda che il governo, nato dalle elezioni del 2008, nei primi mesi della sua attività tentò inutilmente, soverchiato come fu dalle proteste esterne e dalle resistenze interne, di modificare l’articolo 18. Se da noi le aziende non vengono o se ne vanno, perfino da sinistra si ammette (come ha fatto la Serracchiani in tv) che è anche per colpa del fatto che da noi una vertenza giudiziaria dura decenni, e i costi dell’energia sono del 35% più cari. Ma, lo vedrete, nessuno degli altezzosi soloni che ci tormentano in tv e sui media, si ricorderà mai che il governo dimissionario aveva tentato più volte di porre rimedio al mal funzionamento della giustizia, e che quello stesso governo aveva iniziato a riattivare le centrali nucleari, unica via per ottenere una riduzione del costo dell’energia. A Fukushima per colpa delle centrali nucleari non è morto nessuno. Invece da noi un elicottero è già andato a frantumarsi contro le pale eoliche, orribili ed inutili manufatti che arricchiscono solo chi li fabbrica e che sono un vero scempio del Bel Paese.
Non vogliamo ancora pensare che il sogno di modernizzare e di riformare in senso liberale l’Italia sia sfumato per sempre e sia da archiviare. I cittadini dovranno riflettere, e ognuno dovrà fare la propria parte. Noi avremo almeno la coscienza a posto per aver fatto, nel nostro piccolo, quello che abbiamo potuto. E se un domani dovessimo trovarci ad avere un Casini o un Fini presidente della Repubblica e un Vendola al governo, non ci rimarrebbe che rinunciare alla nostra nazionalità. Cosa che in realtà sappiamo non faremo mai. E allora avanti, vinciamo il pessimismo e diamoci da fare, e rifiutiamoci ancora di credere che certi incubi possano diventare realtà.
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