Da giorni sul web girano notizie – pubblicate anche su importanti siti d’informazione nazionali – che parlano di eliminazione dell’ordine dei giornalisti pubblicisti. In molti sono preoccupati: 80mila giornalisti pubblicisti in Italia si chiedono che cosa succederà, come faranno a portare avanti il proprio lavoro, quale futuro li attende. Non solo: che accadrà con quelle testate giornalistiche che hanno come direttore proprio un giornalista pubblicista? Gli interrogativi sono tanti. Ma forse l’allarmismo è eccessivo. Nei giorni scorsi l’Ordine ha assicurato: per chi è già pubblicista, non c’è alcun problema, perchè i diritti acquisiti non si toccano. E per coloro che non lo sono ancora? Si vedrà.
Intanto l’Ordine nazionale ha avviato una serie di contatti con il governo Monti e ha convocato un Consiglio monotematico (dal 18 al 20 gennaio) per discutere dei problemi posti dalla riforma delle professioni previste dalla legge. E anche Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, ha cominciato a farsi sentire. Lo ha fatto di recente con un articolo pubblicato sulla Stampa: in ambito deontologico, ad esempio, senza l’Ordine "sarebbe una giungla", spiega Iacopino. "Non ci sono limiti all’accesso alla nostra professione, né territoriali né quantitativi". E poi, "di grazia, qual è l’attività economica che i giornalisti esercitano? Il solo contatto che abbiamo con l’economia è che in decine di migliaia tra noi vengono pagati poco: anche meno di due euro lordi ad articolo, senza distinzione alcuna tra professionisti e pubblicisti, con questi ultimi che hanno mutato identità e sono sempre più linfa vitale per l’informazione". Avete letto bene, cari lettori: "anche meno di due euro lordi ad articolo". E’ giusto?
Anche il ruolo dei giornalisti pubblicisti è cambiato, come ha giustamente osservato il presidente Iacopino: la realtà è che i pubblicisti sono sempre più coloro che mandano avanti le redazioni giornalistiche di tante testate. Pubblicisti che svolgono il lavoro del giornalista 24 ore su 24, che vivono di quello, che non fanno altro, ma che non hanno un contratto da professionisti, e che anzi spesso sono costretti a lavorare in nero.
Insomma, il tema è molto sentito, e la battaglia certamente sarà lunga. Ai colleghi giornalisti pubblicisti al momento possiamo solo dire di continuare a fare il proprio lavoro nel migliore dei modi e di non preoccuparsi, perchè difficilmente perderanno il tesserino. L’Ordine cercherà il dialogo con il governo: già nei prossimi mesi, la situazione sarà più chiara.
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