Giornalista, ex imprenditore, bello, intelligente, ricco e sposato in seconde nozze con la giornalista Cristina Parodi, dalla quale ha avuto tre figli, Benedetta, Alessandro e Angelica; ex direttore di Canale 5 e fondatore della Casa di Produzione Televisiva Magnolia, Giorgio Gori è candidato a Sindaco di Bergamo.
Le elezioni amministrative, insieme alle Regionali e alle Europee, che si svolgeranno il prossimo 25 maggio, vedono per il Comune di Bergamo, dove ci sono occhi puntati da tutta Italia, in corsa Franco Tentorio che si ricandida Sindaco, sostenuto da FI, e Giorgio Gori per il PD.
Nell’intervista a seguire Gori racconta a Italiachiamaitalia.it il suo amore per la politica che nasce ai tempi della giovinezza e dopo una carriera gloriosa come giornalista e imprenditore, ancora giovane e con tanta voglia di cambiare quest’Italia che sempre più non piace a noi italiani e non solo, scende in campo per rilanciare una città stupenda come Bergamo.
Lavoro, mobilità, sicurezza, welfare, turismo e cultura sono i punti cardine sui quali lavorare e con i quali far diventare la città lombarda prospera, al passo con i tempi, con una finestra sul futuro e con una qualità di vita di ottimo livello.
Pacato, educato, umile ma con una sostanziosa dose di classe e dal carattere deciso, Gori persegue e attua, senza mai cedere alle avversità, gli obiettivi che si è prefissato e per il suo avversario Tentorio è un osso duro da sconfiggere.
Giorgio Gori, come nasce la passione per la politica?
“Risale ai tempi del liceo. L’ho accantonata durante gli anni di lavoro. Ma è riemersa tre anni fa, quando ho sentito il bisogno di fare qualcosa per la mia città, di cui sono profondamente innamorato. Ho lasciato l’azienda e tutti gli incarichi che ricoprivo e ho cominciato a collaborare con Matteo Renzi. Più o meno nello stesso periodo ho dato vita, con alcuni amici, ad InNova Bergamo, l’associazione con cui ho iniziato ad approfondire la conoscenza della città, dei suoi problemi e delle sue prospettive. L’idea di candidatura è nata così, un po’ per volta mettendo via via a fuoco l’idea che un ruolo amministrativo potesse essere il più vicino a me, per la sua concretezza”.
Qual è il programma elettorale e di cosa ha bisogno la sua città per rinnovarsi?
“Lavoro, mobilità, sicurezza e welfare sono i capisaldi del progetto (consultabile per intero al sito giorgiogori.it, ndr) messo a punto dalla coalizione che mi sostiene, per imprimere ‘un cambio di passo’ alla città. Che, per rinnovarsi, deve imparare a ‘fare maggiormente rete’ tra tutte le sue componenti”.
Bergamo città ricca di arte, storia ed ora anche un Papa Santo. Come pensa di potenziare il turismo avendo anche un aeroporto con voli low cost a pochi chilometri dal centro città?
“Turismo e cultura possono e devono essere una leva di sviluppo e di crescita per la città. Puntiamo molto sia sulla riapertura (prevista per il 2015) e il rilancio dell’Accademia Carrara, dopo lavori di ristrutturazione che si sono prolungati ben oltre il previsto, sia sull’allestimento, sempre nel 2015, di una mostra dedicata a Palma il Vecchio. Un turismo qualificato può essere attratto mettendo a punto un grande festival operistico dedicato a Gaetano Donizetti. Ultimo aspetto, non per importanza, sarà Expo 2015. Un’occasione unica, che non possiamo permetterci di sprecare. Anzi, dovremo farci trovare pronti all’appuntamento, dando il meglio di noi stessi, come comunità”.
La crisi in Italia è ai massimi storici. La gente è stufa dei politici che si intascano denaro, a danno dei cittadini. Avere un lavoro è sempre più una meta irraggiungibile. Cosa pensa di fare per rendere la spesa pubblica trasparente e incrementare il lavoro a Bergamo e zone limitrofe, dove si contano 37 mila disoccupati?
“Anche se il Comune non ha competenze specifiche sulle questioni del lavoro, può però assumere il ruolo di coordinatore. Di soggetto, cioè, che faciliti lo sviluppo, attuando politiche di sostegno alla creazione di micro-imprese, puntando sulle nuove tecnologie, favorendo la nascita di incubatori d’impresa e a spazi di co-working. Penso anche che il Comune possa dare vita ad uno ‘Sportello credito’ di consulenza per le imprese, attivare una Consulta permanente delle professioni e del lavoro autonomo e creare un’agenzia di marketing territoriale, oltre che di un Punto Lavoro e un Osservatorio per il lavoro in grado di offrire informazioni sui servizi esistenti, orientamento alle attività formative e, soprattutto, sostegno nello svolgimento delle concrete attività rimesse al singolo lavoratore che perde il posto di lavoro e si adopera per ricollocarsi”.
Lei è un politico filo renziano: come l’attuale Presidente del Consiglio, è un uomo della sinistra che piace anche alla destra. Sta nascendo una nuova sinistra che volge lo sguardo al centro?
“A livelli di responsabilità diversi, io e Matteo Renzi siamo gli interpreti di una sinistra riformista, che vuole davvero cambiare le cose in questo Paese, innovandolo per metterlo al passo con i Paesi europei più all’avanguardia”.
Qual è il suo pensiero riguardo allo stop degli “yes men” italiani in Europa? Ci vogliono persone che si facciano valere e non si inchinino davanti ai voleri della Merkel a discapito della nostra nazione?
“Esatto. Ma per farsi valere in un contesto internazionale è indispensabile che il Paese che si rappresenta dimostri grande credibilità. Il Governo Renzi ha iniziato a realizzare le cose che ha promesso. Continuando in questa direzione, quella dei cambiamenti e delle riforme, sono certo che anche il rispetto per l’Italia crescerà in modo direttamente proporzionale”.
Qual è il suo sogno politico?
“Contribuire a fare di Bergamo una città più internazionale di quanto sia oggi”.
Perché gli elettori dovrebbero votare lei e non il suo antagonista?
“Dopo cinque anni di immobilismo, a causa delle scelte e delle non scelte dell’attuale maggioranza, Bergamo ha bisogno di tornare a correre. Il nostro programma aiuterà il rilancio della comunità. Se i bergamaschi ci daranno fiducia, non se ne pentiranno”.
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