Mentre anche la politica in generale ha iniziato a “muoversi” nei confronti di un Esecutivo che non sembra più in grado d’evitare il decadimento nazionale, sul fronte politico continua a essere percorsa la “Terza Via”. Con ben poca “fortuna”. Questa “via”, nella quale sembra credere fermamente Renzi, e squadra al seguito, attribuisce affidabilità a una formula politica di centrosinistra. Dove il centro avrebbe ispirazioni liberali e la sinistra radici socialiste.
Una composizione che è stata ufficializzata, forse a sorpresa, dallo scorso anno quando l’ex sindaco di Firenze, più giovane primo ministro della Repubblica e non parlamentare, l’ha utilizzata per rendere concreto il Governo in carica.
Però, questa formula non s’è sviluppata in modo ottimale nel primo giro di boa dell’Esecutivo. Anche perché, politicamente scrivendo, non riteniamo che il “centro” di governo si identifichi con lo spirito liberale, né che la “sinistra” rispecchi lo spirito riformista. Almeno nei modi che li abbiamo vissuti in un certo periodo nel secolo scorso. Di fatto, la “Terza Via” è ancora tutta da assodare e non riteniamo che possa andare avanti per molto se non si andranno a realizzare strategie sul fronte sociale. Impresa non facile e, comunque, di complessa realizzazione
La questione “lavoro” resta in prima linea. Ma non da sola. L’economia italiana è, e rimane, in fase regressiva. C’è poco da sperare in un 2016 migliore; anche a livello produttivo settoriale. La soluzione ottimale sarebbe andare alle urne per ridare al popolo l’opportunità di decidere sul suo futuro. Ora la nuova legge elettorale c’è. Ma quando si andrà al voto?
Ci interessiamo di politica “spicciola” dal 1960, ma non abbiamo mai registrato tanta incertezza politica nei confronti di tutto e di tutti. Ora non ci resta che verificare gli “effetti” positivi, se ci saranno, di un Esecutivo che riteniamo d’emergenza. Anche se non è detto che possa tirare avanti sino al 2018; com’è stato ipotizzato.
Non è questione di pessimismo la nostra. Meglio scriverlo da subito. Però, preferiamo essere obiettivi nei fatti, più che ottimisti per opportunità. Di realismo non scriviamo; anche perché la “realtà” nazionale non ha bisogno di altre analisi per comprenderne, e spesso subirne, il degrado. Questa “terza Via”, sempre più a senso unico, non ci condurrà a nessuna meta.
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