La pedonalizzazione dei Fori? ”Non non era la priorita’ e non risolve”. Autore di un progetto pensato nel 2006, quando a guidare il Comune di Roma c’era Walter Veltroni, Massimiliano Fuksas non usa giri di parole per dire che l’iniziativa lanciata in pompa magna dal nuovo sindaco Ignazio Marino non lo entusiasma. ”Un progetto che non mi convince”, spiega l’archistar, ”perche’ comincia dalla fine”, ovvero dalla pedonalizzazione. E perche’ ”non elimina il problema sostanziale, quello della frattura nell’area archeologica creata nel 1932 dall’urbanistica fascista”. L’architetto premette di non averne parlato con Marino (”non lo conosco, della sua giunta non conosco nessuno”) e di non aver visto il progetto del Comune (”che tra l’altro sui giornali non ho trovato”). Ma per pedonalizzare ”ci vuole un’idea globale – dice -: a Roma non si puo’ pensare di affrontare le situazioni un pezzo per volta”. Anzi, secondo lui le priorita’ sono altre: ”ci vorrebbe il coraggio di pedonalizzare il Tridente, un problema che nessuno vuole affrontare per non crearsi inimicizie con i commercianti”.
Per i Fori, ribadisce Fuksas, ”come avevano gia’ intuito Argan e Petroselli e poi Veltroni e La Regina, il problema sostanziale e’ la ricucitura di quella ferita fatta nel 1932 dall’urbanistica fascista”. Una questione dibattuta per decenni e sulla quale si sono scontrati due opposti partiti, da una parte quelli che come Antonio Cederna sognavano di fare tabula rasa della via dei Fori imperiali recuperando gli scavi seppelliti dalla strada mussoliniana per dare vita ad un unico grande parco archeologico, dall’altra chi resisteva (tra questi anche il grande latinista Ettore Paratore), difendendo il nuovo assetto e la strada aperta al traffico cittadino. Il progetto di Fuksas, che oggi lo storico soprintendente archeologico Adriano La Regina ricorda definendolo ”ancora realizzabile”, individuava di fatto una sorta di ‘terza via’.
”L’idea era di ricucire la frattura senza far finta pero’ che la storia non esista”, spiega l’architetto. Un lavoro pensato e condiviso proprio con La Regina, racconta, ”per me un regalo al comune e alla citta”’. Nel progetto, ”contenuto anche nei costi”, la carreggiata di via dei Fori Imperiali non veniva smantellata bensi’ ridotta al minimo, racconta Fuksas, che aveva pensato a ”dei tunnel che passano da una parte all’altra” della strada ”e poi delle passerelle in legno leggere, che anche di notte rendono la zona vivibile con caffetterie, librerie, luoghi di sosta”. Insomma, ”un’idea che senza cancellare la storia recuperava una parte del pensiero di Cederna”, spiega l’architetto, precisando che non si trattava di un progetto finito, anche se la sua realizzazione quando venne presentato sembrava cosa fatta. Invece, com’era stato negli anni ’80-’90 con il progetto sostenuto da Cederna, alla fine anche le passerelle di Fuksas passarono in cavalleria. ”Cos’e’ successo? Non lo so, a un certo punto se ne sono dimenticati”, allarga le braccia Fuksas. Che oggi fa spallucce, preso dai tanti progetti aperti nel mondo (l’ultimo ”a Los Angeles Beverly Hills”, anticipa) e anche a Roma dove il Palazzo dei Congressi e’ in dirittura d’arrivo (”abbiamo quasi finito, siamo agli interni”). Un sassolino dalla scarpa pero’ se lo toglie: ”Di quel progetto facemmo un grande modello che regalai al Comune e che venne anche esposto in una mostra al Colosseo. Anche di quel modello non se ne sa piu’ nulla”.
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