Undici metri di paranoie. A tre giorni dai quarti di finale con l’Italia sembra che gli inglesi pensino solo ad un possibile epilogo ai calci di rigore, come se prima non ci fossero novanta, anzi, nel caso centoventi, minuti da giocare. I calci di rigore sono diventati un vero incubo: d’altronde la storia recente della nazionale inglese e dei suoi scarsissimi risultati nei grandi tornei e’ segnata da una sequela di eliminazioni dopo i tiri dal dischetto.
Negli ultimi vent’anni l’Inghilterra e’ tornata a casa in questa maniera per quattro volte: agli Euro ’96 in semifinale con la Germania, al mondiale del ’98 negli ottavi con l’Argentina, agli europei 2004 e ai mondiali 2006 ai quarti con il Portogallo. La famigerata lotteria non e’ mai stata (compresa l’eliminazione con la Germania in semifinale a Italia ’90) favorevole agli inglesi che piu’ che in debito con la sorte si sentono pesare sulla testa una specie di maledizione.
Piu’ che un allenamento specifico, che peraltro durante la fase ad eliminazione diretta viene svolto regolarmente da tutte le squadre, si puo’ fare poco. Anche perche’ non e’ solo una questione tecnica: la crudele prassi di spareggio tocca la psicologia, l’emotivita’, il caso, la fortuna e il destino.
Joe Hart, portiere della nazionale e compagno di squadra di Balotelli al Manchester City di Mancini prova ad esorcizzare la paura ribaltandosi il ruolo: ‘se me lo chiedono – ha detto – io sono pronto anche a tirarlo un rigore’. Anche se ad Hart sara’ chiesto soprattutto di pararli. ‘Sto studiando il modo di calciare i rigori dei giocatori italiani – ha detto il portiere – ho dei video che mi guardo da solo in camera la sera’.
C’e’ poi lo spauracchio Balotelli. Gli inglesi lo conoscono bene e sanno altrettanto bene che se e’ in forma puo’ essere letale. Conoscono anche il suo caratteraccio, ma assicurano che non se ne approfitteranno. ‘E’ ovvio – ha detto – che Mario Balotelli e’ una minaccia seria, ma noi non lo provocheremo, saremo concentrati sul nostro gioco. Io non ho mai giocato contro di lui e se sta bene fisicamente e’ un grande giocatore.
L’Italia pero’ e’ una buona squadra con o senza Balotelli’.
Al di la’ dell’ossessione per un eventuale epilogo ai calci di rigore, tuttavia Roy Hodgson sa bene che ai penalty sarebbe meglio non arrivarci, vincendo la partita e che, in ogni caso, prima di calciarli bisogna far si’ che l’Italia non vinca nei tempi regolamentari. L’Inghilterra della spedizione ucraino-polacca probabilmente non e’ la piu’ forte delle ultime nazionali che hanno pero’ fallito tutti i grandi appuntamenti.
E’ tuttavia una squadra con ottime qualita’ individuali che deve, soprattutto, diventare un gruppo unito e vincente.
Il clima che si e’ creato nel ritiro a Cracovia, molto meno turbolento e molto piu’ sonnacchioso rispetto alla storia del calcio inglese, forse puo’ dare una mano. ‘L’atmosfera e’ serena – ha detto Hart – perche’ stiamo giocando bene, ci stiamo allenando bene ed ogni giorno capiamo meglio quello che Hodgson vuole da noi. Non non siamo qui per andare fuori nei quarti di finale. Siamo dei vincenti, vogliamo andare avanti e rendere gli inglesi orgogliosi di noi’.
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