E’ iniziata al Borgo La Bagnaia (Siena) la seconda giornata dell’ottava edizione di ‘Crescere tra le righe’, il convegno dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori, presieduto da Andrea Ceccherini, collegato al progetto ‘Il quotidiano in classe’, che quest’anno ha coinvolto oltre due milioni di studenti delle scuole superiori italiani. Al progetto hanno partecipato anche alcune scuole italiane all’estero.
Tra i presenti ai lavori, il direttore del ‘Wall Street Journal’, Gerard Baker, e quello del ‘New York Times’, Jill Abramson: si tratta della prima volta al mondo che i direttori dei due piu’ autorevoli quotidiani americani partecipano ad una stesso convegno. Tra gli altri ospiti internazionali c’e’ il giornalista statunitense e Premio Pulitzer Peter Kann, per anni presidente e amministratore delegato della Dow Jones.
Tra gli ospiti il presidente de ‘Il Sole 24 Ore’ Benito Benedini, il presidente di Gfk Eurisko Remo Lucchi, il presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti, il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo Enrico Cucchiani, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, il direttore del ‘Corriere della Sera’ Ferruccio de Bortoli.
A fine mattinata, l’intervento di Andrea Ceccherini, Presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori, ha concluso i lavori. Rivolgendosi ai giovani presenti, “siate spina nel fianco del conformismo, delle masse, di ogni gregge”, ha detto Ceccherini. “John Fitzgerald Kennedy diceva che il conformismo e’ il nemico della liberta’ ed il primo dei carcerieri. Liberatevene".
Parlando di editoria, Ceccherini si è rivolto agli editori e ai direttori dei grandi quotidiani: “Abbiate piu’ coraggio di cambiare il vostro giornale per davvero, perche’ c’e’ bisogno di un giornale che sia meno lento e piu’ rock, meno giurassico e piu’ cool. C’e’ bisogno che i giornali siano piu’ vicini” alle nuove generazioni, “con un punto fermo che e’ quello della qualita’ dell’informazione, che e’ la base di una democrazia”. Chiedere più qualità è un modo per non lasciare le nuove generazioni abbandonate “nel grande mare della rete”.
Oggi i nostri giovani “hanno piu’ bisogno di capire che di leggere, necessitano piu’ di un faro che spiega le cause di un fatto che di lampioni che raccontano quel fatto”. “Gli editori fanno il mestiere piu’ bello del mondo. Ma oggi hanno bisogno di cambiare passo, di smettere di giocare in difesa ed iniziare a giocare in attacco".
DE BORTOLI, IL PASSAGGIO AL DIGITALE E’ UNA GRANDE OPPORTUNITA’ "Il passaggio al digitale e’ una grandissima opportunita’ per il mondo dell’editoria e per i giornalisti". Lo ha sottolineato Ferruccio de Bortoli, direttore del ‘Corriere della Sera’, parlando al convegno ‘Crescere tra le righe’ promosso dall’Osservatorio permanente Giovani-Editori. Dopo aver ricordato che i quotidiani hanno avuto una trasformazione profonda nell’ultimo decennio, de Bortoli ha ricordato come il sito internet del ‘Corriere della Sera’ di fatto e’ stato trasformato in una sorta di tv in diretta 24 ore su 24 continuamente aggiornato con notizie dall’Italia e dall’estero e arricchito di contenuti extra.
Nella sua conversazione con gli oltre 250 giovani studenti delle scuole superiori, de Bortoli ha voluto sottolineare anche "la funzione civile del giornalismo", definito "il carburante per la crescita". "Noi crediamo molto nelle edizioni locali, nella digitalizzazione dell’informazione – ha detto tra l’altro – che e’ sempre piu’ il giornalismo di prossimita’, che e’ fatto anche dai giovani. Molta informazione e’ fatta dagli stessi utenti. E la comunita’ dei lettori giovani da’ un contributo decisivo".
Nella nuova era digitale, ha affermato tra l’altro de Bortoli, "le notizie sono prodotte anche da chi fino a ieri fruiva dell’informazione". Il ruolo dei giornalisti deve quindi essere ancor piu’ responsabile. E occorre, quando accade, il coraggio di riconoscere i propri errori perche’ facciamo tutto in diretta. Qualche volta la tempestivita’ va a discapito dell’accuratezza. Ma vorrei che anche gli altri attori dell’informazione (penso agli imprenditori, ai politici o ai magistrati) riconoscessero i propri errori".
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