Giangi Cretti, presidente Fusie e consigliere Cgie, è preoccupato "per la stampa italiana all’estero", quella che prende contributi statali. "La nostra preoccupazione è dovuta al fatto che la Commissione della Presidenza del Consiglio per i contributi alla stampa periodica italiana all’estero non è stata ancora convocata. Di solito lo è a fine anno, mentre ora si vocifera di una possibile convocazione a marzo. Ne consegue il timore che questo ritardo si traduca in un ritardo nell’erogazione dei contributi".
Cretti, che è lui stesso proprietario di una rivista periodica che riceve contributi statali, suona l’allarme non solo per i periodici, ma anche per i quotidiani italiani all’estero: "Anche i quotidiani italiani all’estero soggiacciono alla legge che regola i contributi per i quotidiani in Italia. I tagli annunciati creano grande incertezza, in quanto non se ne conosce l’esatta entità, e per le testate quotidiane italiane all’estero il problema è quando, quanto e se i contributi verranno effettivamente erogati. In questa situazione sono costretti a ripensare la periodicità”.
Sia chiaro: per noi di ItaliaChiamaItalia i contributi all’editoria, in Italia come all’estero, andrebbero aboliti una volta per tutte. E se comunque dovessero continuare ad esistere, siamo convinti che si debba rivedere il meccanismo che regola tali contributi: troppi editori, infatti, grandi e piccoli, in Italia come oltre confine, hanno portato avanti vere e proprie truffe ai danni dello Stato, chiedendo e ricevendo quattrini dalla presidenza del Consiglio senza che in realtà ne avessero i necessari requisiti.
L’argomento, per noi addetti ai lavori, è vecchio: quante volte abbiamo chiesto alla Fusie di cercare di fare "pulizia"? Quante volte abbiamo chiesto alla Federazione unitaria della stampa italiana all’estero di portare avanti una battaglia a favore di più trasparenza, a favore di regole più forti? Non si è mai mosso nulla. Per non parlare poi dell’informazione online, tema da sempre caro a ItaliaChiamaItalia. Ma nessuno ne parla e quando se ne parla poi tutto finisce nel dimenticatoio.
Sono tutti preoccupati, invece, per i proprio contributi, quelli che lo Stato dà alle testate stampate, anche a quelle "fantasma" o che nessuno conosce; contributi che arrivano anche a quegli editori che fanno carte false, letteralmente, per acchiappare più soldi. Fino ad arrivare al paradosso di chi mette in piedi un giornale non perchè ci crede davvero, ma per poi poter ciucciare soldi allo Stato, e magari guadagnarci pure. Beh, per noi è tutto uno schifo. La speranza è quella che il governo Monti pensi anche al mondo dell’editoria: troppi sprechi, troppi imbrogli, troppi inciuci. Milioni e milioni di euro, quintali di carta, quando siamo nel 2012 e le notizie corrono in rete. Aboliamoli questi contributi e vediamo quante saranno le testate capaci di restare sul mercato con il proprio prodotto editoriale.
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